Brian Eno – Thursday Afternoon – VHS: Il video verticale prima delle stories

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Genera emozione, nel senso di movimento, riesumare la VHS di “Thursday Afternoon“. La versione video pubblicata per la prima volta nel 1987 dalla Opal per le musiche di Brian Eno e Daniel Lanois, era un “vertical video format“, prima ancora che diventasse formato diffuso e familiare attraverso le “stories” adattate per gli smartphone.
Occorreva, come da istruzioni preposte nell’artwork interno della videocassetta, rovesciare il proprio televisore a tubo catodico in posizione verticale.

Thursday Afternoon, VHS (Opal 1987) – Collezione privata, Michele Faggi

L’edizione DVD ristampata in anni più recenti è ormai fuori catalogo, ad eccezione di alcune copie usate, reperibili a peso d’oro. Conteneva sia la versione “Vertical” che quella “Landscape” rieditata per la fruizione comune.

“Thursday Afternoon” era costituito da sette video ritratti di Christine Alicino filmati da Eno stesso a San Francisco nell’aprile del 1984 e montati qualche mese dopo a Tokyo con il supporto della Sony. La serie faceva parte delle videopitture che Eno realizzò nei primi anni ottanta, insieme a Mistaken Memories of Mediaeval Manhattan, dove la skyline newyorchese veniva colta in quell’apparenza immobile della nebbia che traduceva perfettamente in termini visivi le impercettibili stratificazioni della controparte musicale.

Più impressionista e vicina alla mutazione del sentimento nello sguardo, la sequenza di ritratti dedicati all’amica Christine, dove l’anatomia e la relazione con il corpo viene osservata attraverso un acquario di pixel.  Atto della percezione che supera la percezione stessa, qui la realtà fisica viene sperimentata a partire dalla privazione di qualsiasi elemento identitario, per favorire il riflesso o la meditazione sul riflesso, come momento totalmente privo della dinamica dell’evento. Chi guarda è chiamato ad un coinvolgimento totale nell’atto della lettura, aperta a qualsiasi possibilità e indeterminazione.

Ecco che il corpus ambient di Eno anela verso quello più limitato, ma dalle infinite possibilità, del visivo.  L’azione che è richiesta al fruitore, nello spazio casalingo del consumo, è quella di prendere la scatola mediatica passiva e rovesciarla su un fianco. Se Mistaken… era già verticale, ma nella dimensione allestita dell’evento prima ancora della distribuzione in VHS, in questo caso Eno entra con la sua ritrattistica “intima” nelle case degli spettatori, nel consumo quotidiano di videoclip, per guastare la relazione passiva con l’elettrodomestico e l’immagine, introducendo una staticità di tipo diverso, più vicina alla meditazione.

In questa ricercata staticità dell’immagine è lo sguardo e il gesto di chi guarda a muoversi. Dalla handheld camera di Mistaken… passa quindi ad una definizione più specifica di videopittura, grazie agli interventi della Sony in fase di post-produzione, con cui Eno trasforma i movimenti quotidiani della modella in uno sconfinamento dei valori di crominanza/luminanza, saturati o sottocampionati per un formato che comunque non era nato certo per esaltare definizione e chiarezza.

La distorsione colorimetrica che crea essa stesso movimento oltre i contorni della figura ritratta, viene da una parte volontariamente forzata per creare alcuni valori dinamici grazie al contributo dell’elettronica. Ciò su cui mi sembra non si sia riflettuto, al di là dell’upgrade pubblicato successivamente, scomparso e trapelato illegalmente in rete, è il vitale deperimento dei supporti originali e originari.

Oltre le necessità e la contingenza del mercato home video nei primi anni ottanta,  con i suoi standard in via di definizione, si espande questa idea di un’immagine ipnotica, ma sottoposta a continue mutazioni, dove la relazione tra corpo, immagine e colore è destinata a sfaldarsi ulteriormente. Vista oggi, quella VHS, con gli artefatti, i principi di smagnetizzazione e l’incertezza dei dispositivi di riproduzione sopravvissuti, è un viaggio visivo ancora inedito e senza fine.