sabato, Luglio 27, 2024

Colombre – Terrore – Il videoclip d’animazione diretto da Daniele Zen: l’intervista

Colombre, moniker per Giovanni Imparato, è uno degli autori pop più sensibili del panorama italiano. Nelle sue ballad dal sapore tropicale, scorre una vena elettrica che ha più di un punto di contatto con il miglior artigianato musicale britannico, riletto secondo coordinate del tutto personali. Chi ha amato Aztec Camera, certe inflessioni afro-beat della new wave, ma anche i Talking Heads meno concentrati sulle nevrosi quotidiane, entrerà facilmente in contatto con il mondo agrodolce di Colombre, capace di pugnalarti in pieno sole.

Per il singolo di “Terrore”, tratto dall’ultimo lavoro sulla lunga distanza intitolato “Corallo” e pubblicato da Bomba Dischi, Giovanni si è servito del talento e della passione di un giovane animatore appena ventunenne.

Daniele Zen, studente alla scuola di cinema Luchino Visconti di Milano, ha realizzato la clip immaginandosi uno skatepark frequentato da un gruppo di insetti; protagonista, un bruco che ha paura di scendere la rampa.

Daniele ha una videografia già avviata, sopratutto per quanto riguarda la produzione di cortometraggi e aveva già realizzato due videoclip che in qualche modo anticipavano l’estetica di “Terrore”, sicuramente il suo migliore. Concorrono a creare il mood di questa piccola gemma animata, la passione per i mondi bizzarri di cartoon network, quella per i videoclip e per la cultura analogica filtrata dai mondi bizzarri animati da Jack Stauber, oltre ovviamente allo skate e a tutta la cultura artistica “street”. 

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Ascolta Corallo di Colombre

Colombre – Terrore – Il videoclip ufficiale diretto da Daniele Zen

Daniele Zen, l’intervista sul Making of di “Terrore”

Ciao Daniele, benvenuto su Indie-eye Videoclip. Ci racconti la tua formazione e come sei arrivato alla produzione di video musicali?

Grazie per l’opportunità e un saluto a tutti i lettori di indie-eye videoclip. Il vero inizio per me è stato da bambino con la videocamera VHS dei miei genitori. Filmavo di tutto, dal mio cane Patrocchio ai miei amici allo skatepark. La passione mi ha accompagnato fino all’iscrizione alla scuola di Cinema Luchino Visconti a Milano, dove ho frequentato l’indirizzo di Regia. Non ho quindi una formazione scolastica strettamente da animatore, ma è un interesse che ho coltivato negli anni, dai primi esperimenti di stop motion con quella videocamera VHS. La passione per i videoclip invece nasce…in bagno. Ho l’abitudine di guardarne tantissimi per passare il tempo!

Nei tuoi videoclip precedenti, “Resta in Fiesta” e “Trionfo Tronfio”, la relazione tra la realtà e il mondo invisibile è al centro. Anche per il video di “Terrore” torni ad affrontare un mondo infinitesimamente piccolo. Ti piacciono gli insetti e le fiabe?

Tutti e tre i videoclip mostrano un mondo invisibile, perché piccolo (quello degli insetti) o parallelo alla realtà quotidiana (quello delle meraviglie). È come quando alzi un sasso in giardino e sotto trovi un sacco vita che non ti aspettavi: mi piace pensare che i miei video possano avere lo scopo di mostrare quella vita.

Raccontaci la genesi del video partendo dal modo in cui l’hai discusso con Giovanni Imparato

Il videoclip ha seguito un percorso insolito. In origine avrebbe dovuto essere un cortometraggio da realizzare durante la quarantena. L’animazione mi ha impiegato ore e ore, dandomi il tempo di ascoltare tantissima musica tra cui “Corallo” di Colombre. Stavo disegnando la scena della paura del bruco sulla rampa quando è partita in riproduzione “Terrore”. Mi sono detto: sarebbe un videoclip perfetto. Così ho scritto a Giovanni su Instagram e dal nostro incontro fortunato è nato questo progetto.

Hai utilizzato tecniche diverse: disegno, pittura, animazione digitale e alcuni inserti che simulano la qualità di un nastro analogico VHS, oltre a frammenti fotorealistici. Puoi raccontarci, anche in termini pratici, come hai combinato questi diversi approcci?

La parte “narrativa”, pittorica, è in animazione tradizionale: per ogni inquadratura ci sono tre disegni digitali messi in loop, per ottenere l’effetto tremolante. Si chiama Squiggly Line, è la tecnica di Ed Edd ed Eddy, mi piace perché fa prendere vita ai personaggi. La parte dei trick ha una patina VHS perché vuole essere la ripresa fatta dalla Mosca con la videocamera. La tecnica è principalmente compositing con immagini fotografiche. Il riferimento più diretto è Jack Stauber. Volevo anche aggiungere che il personaggio della cavalletta è un video che ho girato con l’insetto imbalsamato su uno skate in miniatura…

Nei colori e nel tratto che scegli sembra ci sia un riferimento molto forte alla street art e ai colori della cultura urbana, è così?

Faccio skate da 10 anni, penso che quel mondo abbia influenzato molto il mio lavoro, specialmente la parte più grunge/psichedelica. È uno sport che si porta dietro un immaginario ben definito. Le dinamiche del video sono quelle dello skatepark, che ho ripreso dalla mia esperienza. Mi hanno ispirato molto il video Stay Gold di Emerica e i disegni della Toy Machine.

Con quali applicazioni hai lavorato per realizzare il video?

Ho realizzato le grafiche con due programmi non proprio ortodossi per l’animazione: i disegni su Adobe Photoshop, l’animazione su Adobe Premiere.

Progetti per il futoro?

Innanzitutto laurearmi e continuare su questa strada. Il mio progetto a lungo termine è un lungometraggio, per il quale ho già la sceneggiatura pronta. Penso che l’esempio di Lettieri, passato dal videoclip alla regia cinematografica, sia di ispirazione per molti giovani di questo settore.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è un videomaker, un Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana e un Critico Cinematografico iscritto a SNCCI. Si occupa da anni di formazione e content management. È un esperto di storia del videoclip e del mondo Podcast, che ha affrontato in varie forme e format. Scrive anche di musica e colonne sonore. Ha pubblicato volumi su cinema e new media.

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