venerdì, Ottobre 11, 2024

Rock Contest 2016: Sinedades. Argentina, Toscana, Cecina, mondo. L’intervista

Erika Boschi, classe 1994, nata a Firenze e cresciuta in provincia di Livorno, a Cecina; Agustin Cornejo di due anni più giovane, nato a Buenos Aires. Lei canta sin da piccola e a 17 anni comincia a perfezionarsi iscrivendosi alla scuola Sarabanda di Cecina fino ad approdare al conservatorio G. B. Martini di Bologna. Erika Conosce Agustin nel 2009 proprio a Cecina e mentre studia comincia ad esibirsi con lui in piccoli locali. Il chitarrista argentino cresce in un brodo di coltura favorevole per lo sviluppo della creatività; circondato da musicisti, a partire dai componenti della sua famiglia, riesce a fare prestissimo esperienze professionali di rilievo, tra cui quella condivisa con i fratelli maggiori Jeremias e Joaquin con i quali fonda il progetto SuRealistas, in equilibrio tra i suoni di cuba e influenze brasiliane. La sua esperienza sul campo, come autodidatta, lo conduce a Bologna insieme ad Erika.

Il progetto Sinedades nasce quasi per caso, con lo stimolo di un concorso, quello di Toscana 100 band promosso da Regione Toscana a cui Erika e Agustin partecipano inviando il materiale proprio sul filo di lana e registrandosi con il nome di “Bakira”. E come nelle storie a lieto fine, tra 700 candidature, si piazzano al primo posto con una proposta in assoluta contro-tendenza rispetto ai suoni e ai modi della musica indipendente coeva. Da questo momento in poi il duo cambia nome in “Sinedades” parola “sirenesca – dicono Erika e Agustin – che evoca la necessità e l’augurio di vivere un’esistenza senza età, che vuol dire anche assenza di confini

Il nome “Bakira” non viene messo in un cassetto e diventa il titolo del primo album sulla lunga distanza, dieci brani cantati in spagnolo che è possibile ascoltare integralmente attraverso il loro sito ufficiale.

Le influenze più dirette sono quelle della bossa nova, dei ritmi latini e argentini, del movimento tropicalista, ma in questo métissage entra spontaneamente il folk anglosassone degli anni settanta, quello rivisto e reinterpretato dalla creatività di artisti come Bert Jansch e Nick Drake.

Le affinità elettive con alcuni capitoli della carriera di Marisa Monte e con le musiche che hanno attraversato il cinema migliore di Tony Gatlif sono molto forti e sopratutto in termini qualitativi.
La proposta di Sinedades ci ha sorpresi moltissimo per freschezza e immediatezza, ma anche per grande maturità espressiva. Erika e Agustin non sono solamente due musicisti di talento, perché utilizzano le loro conoscenze per un’idea creativa libera da schemi e convenzioni, quella un jazz dell’anima che mette la tecnica al servizio dello spirito.

Sinedades si esibiranno stasera 8 novembre al Rock Contest Fiorentino ideato e organizzato da Controradio per la seconda eliminatoria presso il Combo Social Club di Firenze.

Li abbiamo intervistati per conoscere da vicino la loro storia e la loro musica.

Ci raccontate l’origine del progetto Sinedades? Onestamente ci sembra sorprendente che ci sia una forte componente casuale, legata al concorso Toscana 100 Band, semplicemente perché la vostra proposta è di grande e compiuta maturità espressiva..

Ci siamo iscritti al concorso Toscana 100 band il giorno prima della scadenza, registrando nel nostro bagno in fretta e furia canzoni che fino a pochi giorni prima non esistevano. Buttandoci a capofitto nella scrittura, cosa che fino a quel momento non avevamo assolutamente preso in considerazione. Avevamo suonato cover per mesi, in piccoli club sparsi in varie città, sempre intristiti perché si trattava di parole scritte da altri, emozioni messe in musica da altri, note scelte da altri, quindi con un nostro contributo, ma circoscritto. Il progetto che è nato da questa urgenza compositiva, così improvvisamente sbocciata nel momento in cui abbiamo letto il Bando del concorso è in effetti abbastanza definito, e questo perché nasce dall’ascolto condiviso di generi e artisti e dalla medesima associazione di sensazioni idee e atmosfere che entrambi facciamo nei confronti di ciò che ascoltiamo.

Sinedades – Para mi Potnia, il video ufficiale

Erika dalla Toscana e Agustin dalla Spagna, come vi siete incontrati, umanamente e artisticamente?

Fisicamente ci siamo incontrati all’uscita di scuola, addirittura sette anni fa , dopo che entrambi ci eravamo trasferiti per circostanze casuali in un piccolo paese in provincia di Livorno, Cecina. E’ nata una forte amicizia e contemporaneamente una forte reciproca stima artistica, ingredienti fondamentali per un’affinità creativa.

La musica. Un crocevia latino caldissimo. Prima di tutto il Brasile, echi tropicalisti ma anche folklore iberico e improvvisamente, influenze acustiche tipiche del folk britannico degli anni settanta, vengono in mente a tratti Bert Jansch, Danny Thompson, Richard Thompson. Da dove viene questa fusione di elementi eterogenei e soprattutto come riuscite a renderla omogenea e del tutto personale?

Sembrerà banale ma è nato tutto da solo. Abbiamo soltanto preso ciò che più ci piaceva da tradizione sonore in effetti diverse fra loro, in un modo che non è del tutto consapevole. Arpeggi e tecnica chitarristica assimilati da Nick Drake, Gilberto Gil e Kings of Convenience. Gli stessi artisti che Erika ha apprezzato tanto da sempre per quanto riguarda l’interpretazione vocale. Poi insieme abbiamo iniziato ad ascoltare anche musica più prettamente “iberica”, a scegliere lo spagnolo come lingua espressiva, ad approfondire la nostra conoscenza armonica, quella maggiormente legata alla musica del movimento tropicalista. Per noi è stato naturale trarre ispirazione da ciò che amiamo, anche se geograficamente distante!

La realtà produttiva musicale in italia è talvolta un piccolo grande ghetto. Da una parte i grandi media che soffocano ogni possibilità a meno di non passare dalla macina dei talent show, dall’altra una scena indipendente enorme e variegata, ma allo stesso tempo asfittica in termini musicali. La vostra è una proposta originalissima e difficile, proprio perché si riferisce ad altre influenze, altri ritmi e altre culture che non siano quelle generalmente contemplate dalle riviste di settore. È difficile per voi in questo contesto proporre la vostra musica? Quali sono gli spazi che vi siete ritagliati e quelli al contrario più difficili?

Portare avanti questo progetto è difficile quanto ambizioso. Sono purtroppo altissime le probabilità di essere sottopagati, di rimanere appannaggio di una nicchia di ascoltatori e di finire fra dieci anni facendo un altro lavoro perché il progetto non ha trovato un riscontro economico. Al tempo stesso noi siamo follemente convinti che prima o poi troveremo quello 0,01% di probabilità che le cose vadano al meglio. Siamo pieni di positività e di spirito orientato al lavoro. Passiamo tutte le ore dei nostri giorni a dedicarci al progetto. Crederci ciecamente è l’unica strada possibile per rimanere in vita. O ne sei convinto, o sei automaticamente fuori.

sinedades2

Per quanto riguarda i nostri Live, a volte è molto difficile proporre la nostra musica, perché per poterne apprezzare ogni sfaccettatura abbiamo bisogno di poter creare un’atmosfera particolarmente intima. Spesso suonando raccontiamo favole, oppure parliamo di concetti filosofici per noi molto importanti che si apprezzano solo se si ha la possibilità di concentrarsi e interiorizzare le nostre parole. Diciamo che il nostro ambiente più adatto è uno spazio nel quale le persone possono sedersi comode, rilassarsi e lasciarsi trasportare. Senz’altro un contesto più teatrale piuttosto che un caotico locale notturno. Solitamente nei nostri concerti meglio organizzati, le persone partecipano molto: si racchiudono in un intimo silenzio, oppure ballano soavemente lasciandosi trasportare dai ritmi caldi latini, questo perché siamo molto essenziali durante le nostre esibizioni e quindi chi è interessato ad ascoltarci, necessariamente ha bisogno di una situazione di ascolto ottimale, almeno il più possibile.

Tutte queste condizioni sono difficili da raggiungere, ma se pensiamo che il progetto esiste da meno di un anno e che in questo lasso di tempo abbiamo creato la pagina facebook, il canale youtube, profilo instagram, un sito web, una scheda tecnica, un press kit, abbiamo vinto un bando, registrato un album, fatto un videodclip, suonato in alcuni bei locali di Bologna, suonato due volte in Radio e finiti una volta in televisione, allora possiamo dire che le speranze per il futuro ci sono.

Avete mai pensato di proporre la vostra musica come colonna sonora per un film o un documentario? Ascoltadovi ci è venuto in mente Tony Gatlif e il suo cinema musicale, anche perché Sinedades mi sembra un progetto dalle qualità frizzanti e cinematiche, in movimento e nomadico? Sono caratteristiche in cui vi riconoscete?

Ti ringraziamo molto per questo suggerimento. Noi cerchiamo di esprimere vitalità, giovinezza, ricchezza emotiva e freschezza, quindi ci fa piacere sentire che alcune di queste intenzioni arrivino a chi ci ascolta! In effetti ci riconosciamo molto in queste caratteristiche. A noi personalmente farebbe un piacere immenso far parte della musica per un film.

Sinedades, live a Controradio – Firenze – excerpts

Come sono nate le canzoni di “Bakira”? Sono appunti di vita e di viaggio?

Subito dopo la comunicazione della vincita del bando Toscana 100band, i nostri brani sono nati nel giro di tre mesi con totale entusiasmo e spontaneità, tutti nelle situazioni più casuali immaginabili: mentre aspettavamo che bollisse l’acqua per la pasta, durante un viaggio in treno, mentre giocavamo su un pianoforte con i tasti rotti, mentre cercavamo l’introduzione per un altro pezzo, mentre improvvisavamo seduti sul divano di casa…

Come nasce un brano dei Sinedades? Scrittura, improvvisazione?

Abbiamo scritto ogni brano insieme, in ognuno abbiamo messo entrambi qualcosa di nostro, tranne qualche eccezione (chi la strofa, chi il ritornello, chi il testo) generalmente Agustin si concentra di più sulla ricchezza armonica e accordale ed Erika sulle melodie, ma è tutto sempre un vortice di idee condivise e alimentate l’uno dall’altra. Ad esempio, “Canción de Cuna” è nata improvvisando sul divano di casa con la videocamera accesa. Stoppando e riavviando il video abbiamo capito che avevamo appena catturato un’idea che ci faceva sognare. Dopo un’ora avevamo già scritto il testo. Dopo due ore eravamo già nel nostro garage a registrarla da soli con i nostri microfoni, in presa diretta. La notte stessa la stavamo già editando ed equalizzando al computer, e il giorno dopo era già allegata nella mail da spedire allo Studio Spaziale di Bologna, che aveva d disposizione ancora poco tempo prima di chiudere definitivamente tutto il lavoro.

Cosa vi aspettate da una manifestazione importante come il Rock Contest Fiorentino; hanno ancora valore per voi manifestazioni come queste rispetto al vuoto di senso a cui i media tradizionali si sono ormai arresi?

Noi apprezziamo e ammiriamo chi si dedica all’organizzazione di contest come questi, perché dietro c’è tutta la passione per la musica, per la ricerca delle band emergenti, con la forte volontà di supportare un mondo debole, che è quello della musica underground. Noi abbiamo bisogno di questo tipo di spinte per farci conoscere, per far capire che esistiamo. Altrimenti rischiamo di rimanere legati ai soliti concertini negli stessi locali. Emergere in questo senso non è facile, è una “ carriera” dura , nella quale farsi valere è difficile, anche nei confronti dei gestori dei locali, perché se non riempi il loro club, a volte non ti pagano!

Sinedades, sito ufficiale

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è un videomaker, un Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana e un Critico Cinematografico iscritto a SNCCI. Si occupa da anni di formazione e content management. È un esperto di storia del videoclip e del mondo Podcast, che ha affrontato in varie forme e format. Scrive anche di musica e colonne sonore. Ha pubblicato volumi su cinema e new media.

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