sabato, Luglio 27, 2024

Chrysta Bell, l’intervista in esclusiva su Indie-eye.it

Pubblicato poco prima dell’uscita di Crazy Clown Time“, “This Train” è il primo full lenght che sancisce ufficialmente la collaborazione tra David Lynch e Chrysta Bell, una relazione creativa in realtà cominciata anni fa, prima ancora dell’inserimento di “Polish Poem” nella colonna sonora di Inland Empire. L’album di Chrysta Bell, se da un certo punto di vista sembra vivere lo stesso universo sonoro della recente uscita discografica a nome David Lynch, con la produzione condivisa insieme a Dean Hurley e John Neff, contribuisce a creare quella che forse è la performer più completa e complessa dell’universo produttivo Lynchiano. In quel viaggio pre-moderno dell’artista americano nel futuro anteriore della musica popolare, la voce della Bell disegna e scrive, letteralmente, un percorso melodico che mette insieme il sesso di Julie London con il pop degli Eurythmics, un blues scarnificato con l’attitudine lirica e dronica di Liz Frazer, una musica che anela alla ripetizione e allo stesso tempo costruisce un immaginifico guscio “pop”. Chrysta Bell è una performer dalla lunga esperienza, proprio per questo l’abbiamo cercata e le abbiamo chiesto molte cose che riguardano la sua storia professionale, il suo lavoro con David Lynch, il suo approccio creativo a questa splendida raccolta di canzoni e molto altro…

Benvenuta su indie-eye Chrysta, ci fa molto piacere scambiare alcune idee con te intorno alla tua musica, e a questo proposito vorremmo cominciare subito chiedendoti come sono stati gli inizi della tua carriera, considerando che è ricca di esperienze…

La musica, cantare e in genere tutto quello che ha a che fare con la sfera performativa è una passione di cui non ricordo l’origine. Mia madre è una cantante e insieme al mio patrigno gestiva uno studio di registrazione fin da quando avevo otto anni.  Ho sempre vissuto in mezzo al processo creativo della musica fin dalla mia adolescenza, una sorta di seconda natura sviluppata dal contatto con un ambiente prettamente musicale. I miei genitori hanno in seguito supportato il mio amore per l’aspetto performativo incoraggiandomi a frequentare scuole di teatro e di danza.

Gli 8 ½ Souvenirs sono stati la tua prima band ufficiale, gruppo di musicisti dalle influenze più disparate che suonavano un metissage sonoro proveniente da tradizioni molto diverse tra loro,  come il Jazz, lo swing, il tango, la musica Italoamericana di Louis prima e via dicendo; Puoi raccontarci qualcosa di quel periodo?

L’esperienza con gli 8 ½ Souvenirs è stata un’opportunità eccezionale per una ragazza di 18 anni. La band aveva una storia di diversi anni alle spalle prima che io diventassi la loro cantante principale ed era un combo di musicisti dal talento davvero notevole. Con loro ho scoperto davvero molti generi che non avevo potuto sperimentare in precedenza. Pensa ad una ragazza di San Antonio, Texas, che improvvisamente si trova su un palco a cantare in Francese, Italiano, Portoghese; ho affrontato tutto questo con la sfrontatezza e il coraggio dell’ingenuità. E non avevo nessuna idea dei miei limiti, per questo non me ne ponevo. Ho semplicemente cantato con sicurezza e studiato la pronuncia in modo diligente, mi sono divertita moltissimo. In un certo senso potrei dire che lavorare con gli 8 ½ è stata la mia vera Università; il periodo era quello giusto per apprendere e ritengo di esser stata molto fortunata a condividere la mia esperienza con una band cosi amata e popolare, nel periodo della mia formazione.

This train è il tuo primo lavoro solista, ma attraverso la rete è possibile trovare alcuni video dal vivo che risalgono a due anni fa, mi riferisco a “afternoon reheharsal at One World” dove mostri una fortissima attitudine “Noir” e anche un forte talento visivo durante il setting della stessa performance; se da una parte mi è parsa molto forte quell’attitudine teatrale che hai potuto sperimentare con gli 8 ½ Souvenirs, come appunto ci raccontavi, il mood è completamente differente, sempre molto ludico ma in modo più “adulto”; c’è più mistero, più pathos e soprattutto, molto più sesso! E’ forse questo tuo amore per queste particolari atmosfere e per l’approccio alla performance ad averti condotto verso il mondo di David Lynch?

Il mio lavoro con gli 8 ½ Souvenirs aveva già colpito l’attenzione di un manager molto noto, Bud Prager; lui pensava che le mie caratteristiche vocali e la mia presenza sul palco possedessero un forte elemento di sensualità da poter tentare la strada della televisione o del cinema con un potenziale successo.  Bud si è ingegnato per trovare una via e per registrare un concerto con una troupe televisiva. Tutto questo in realtà mi ha portato verso un secondo agente, Brian Loucks, che conosceva David Lynch molto bene. Brian è la stessa persona che ha presentato Rebekah Del Rio e Karen O a David Lynch, e ha evidentemente il talento per scegliere interpreti che potrebbero interessare David; in questo senso il primo incontro con Lynch è stato organizzato proprio da Brian. Si è sviluppata subito un’alchimia molto bella con lui e abbiamo cominciato a scrivere nuova musica a partire dal giorno stesso del nostro incontro. Quando penso al mio stile e a quel senso molto forte che Lynch ha della sessualità femminile, ha un senso, in teoria, quello che dici, ovvero che avremmo in un certo modo dovuto collaborare. C’era ovviamente una possibilità che David stesso non accettasse, ma non è stato cosi, lavorare con lui è stato una sorta di sogno.

 “Polish Poem” è la prima tua collaborazione ufficiale insieme a David Lynch, in quell periodo, I brani che adesso fanno parte di “This Train” erano solo un’idea embrionale? Quando avete cominciato a pensare alle canzoni per il tuo full length?

Quando abbiamo cominciato a fare musica insieme non c’era un progetto a lungo termine,  ci siamo semplicemente goduti la collaborazione e il processo di creazione della nostra musica. Anche se “Polish Poem”, come dici tu, è effettivamente la prima collaborazione ufficiale tra me e David Lynch, abbiamo composto musica insieme per anni senza sapere realmente se l’avremmo fatta ascoltare al resto del mondo. Ovviamente, ci speravo. Una volta conclusi otto brani sapevamo certamente che questi erano adatti per una release ufficiale, dal mio punto di vista era già un risultato significativo.

Che differenza c’è tra la tua collaborazione con Lynch e quella con Dutch Rall; Black Book Angel, il marchio fondato da Dutch è un progetto audiovisivo completo ma è anche la band che supporta tutti i tuoi live se non mi sbaglio; come avete collaborato tutti insieme a “This Train”?

David ha rappresentato la forza creativa dietro ogni aspetto legato alla registrazione della musica. Finito quel processo, era mio compito trovare il modo di presentare i brani. Con Dutch ci conosciamo e collaboriamo da molto tempo, insieme abbiamo realizzato cose molto diverse, il suo talento si sposa perfettamente con tutto quello di cui ho bisogno per portare i brani di “This train” sul palco. Black Book Angel è fondamentalmente la band di Dutch e anche la mia, e ha un repertorio del tutto originale che sarà presentato nei prossimi mesi.

David Lynch ha scritto I testi e ha curato la produzione artistica di “This Train” insieme a John Neff e Dean Hurley; chi si è occupato della musica?

David ha composto principalmente la musica insieme a Dean Hurley ad eccezione di tre brani scritti insieme a John Neff. I testi sono tutti di David; il mio compito era quello di comporre tutte le linee melodiche che dovevano in qualche modo mettere insieme testi e suoni, cosi da portare a compimento la visione complessiva delle canzoni.

Come ti sei preparata per interpretare l’atmosfera e lo spirito dei testi Lynchiani? Anche guardando il promo video che ti ritrae insieme a Lynch mentre siete in studio, si ricavano sensazioni diverse, la prima è quella di una relazione tra un regista e un’attrice, ma allo stesso tempo è possibile vedere in azione una performer dalla personalità molto forte che sa esattamente condurre il gioco; come sei stata condotta nel mondo di Lynch e come hai trasformato quel mondo, nel tuo personale?

E’ stata una fortuna realizzare che tra me e David c’era un’ottima alchimia per il lavoro nello studio di registrazione, e non è qualcosa che si può creare, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, è un’aspetto che c’è oppure che è totalmente assente. Può certamente evolvere, con il tempo, in una forma più profonda di comunicazione, per questo abbiamo lavorato su questa alchimia aggiungendo la dedizione necessaria per condurre i brani nella giusta direzione. La regia di David è apparentemente senza sforzo, anche se in realtà sta condividendo qualcosa con te, sta riflettendo insieme a te, e all’improvviso ti rendi conto che sei in grado di capire di cosa ha bisogno la canzone a cui stai lavorando. E’ una fortuna che sia cresciuta in uno studio di registrazione e che abbia avuto una lunga esperienza come interprete, in questo senso sono molto abituata al lavoro in studio. Al di là di questo, il lavoro mi ha talvolta intimorita, volevo davvero creare qualcosa di speciale e uno studio di registrazione talvolta puù rivelarsi un ambiente sterile. Ho scavato dentro di me per trovare tutto quello che le melodie avrebbero dovuto esprimere.

Penso che la tua voce sia davvero incredibile, sembra provenire da tradizioni molto diverse; dal blues, al Jazz fino alla tradizione lirico-classica; il risultato di tutto questo è senza tempo…

Beh, prima di tutto grazie davvero di cuore per questi complimenti. Anche se canto da quando ero una bambina, ho raggiunto un controllo della mia voce solamente molto più tardi, e sento ancora di dover fare una lunga strada per essere pienamente soddisfatta. Non lo dico per sminuirmi, ma semplicemente perchè so che ci sono molte altre opportunità per migliorare. Per quanto riguarda le tradizioni musicali,  sono realmente influenzata da tutte quelle che hai citato e forse anche qualcosa di più. Se sento una canzone che mi colpisce, al di là del genere a cui appartiene, la conservo in una sorta di scrigno personale, così da recuperarla durante una sessione di registrazione o un concerto.

Le storie e l’atmosfera di “This train” sembrano alludere al racconto di un viaggio dentro la notte, dove la presenza dell’amore è forte, sono in qualche modo racconti che senti intimamente oppure appartengono alla sfera della finzione?

Un viaggio dentro la notte, mi piace molto questo. Ma penso anche si possa dire, un viaggio dentro l’Infinito. Ovvio che l’oscurità sia la condizione più appropriata per ascoltare la musica, le canzoni si muovono verso sentimenti universali e mi sento personalmente connessa a tutte quelle contenute nell’album. Non sono autobiografiche ma ognuna di esse fa emergere delle esperienze personali legate alla mia vita; ho creato un personaggio quando ero nella fase di creazione delle melodie, e ogni personaggio è un aspetto della mia personalità.

Non è facile definire la musica di “This Train”, in questo senso è un tentativo stimolante, perchè se da una parte si avvicina ad un concetto di musica espansa, molto vicino alla musica ambient o dronica, per altre vie comunica sentimenti molto forti, come la musica pop migliore sa fare, che cosa pensi riguardo a questo?

Io la descrivo come la traccia di un sogno. Esattamente come la musica che è possibile ascoltare nei propri sogni quando non ci si rende conto di esserne circondati. E’ come intonare qualcosa e poi cominciare a costruire partendo da quel punto, cercando di fare del proprio meglio per non  tradire quel sentimento. Quando ci si vuole mettere sopra troppo, questo può distrarti dalla sensazione che vuoi far esperire all’ascoltatore. E’ come cercare gli elementi giusti da mettere insieme, per l’effetto desiderato. Niente di più, niente di meno.

“Bird of flames” è cantata in duo con David, come l’avete registrata? La voce è processata elettronicamente e il risultato è sorprendente, in un certo modo molto vicino ad alcune cose che si possono ascoltare in “Crazy clown time”, ma più ficcanti; la tua voce in questo senso è caldissima e si trasforma in qualcosa tra l’umano e il non umano…

E’ David ad aver scritto questa canzone, sia i testi che le melodie. L’ha eseguita davanti a me e ne sono rimasta totalmente affascinata. Si adatta perfettamente alla sua voce e al suo metodo, aggiungere il calore e quel senso di fragilità alla sua poetica maschile, elettronica e sonica si è rivelato del tutto naturale per le dinamiche che c’erano tra di noi. E’ come quel momento in cui il mago sbuca da dietro la tenda per raccontare la morale conclusiva.

 

Come è nata “Polish Poem”, c’è una storia particolare dietro la sua nascita e il suo inserimento nella Colonna Sonora di “Inland Empire”?

Polish Poem ha una storia molto affascinante, è cosi lunga che sfortunatamente non posso raccontartela tutta. Abbiamo cominciato a registrarla alla fine di una delle nostre sessioni di registrazione, molti anni fa. Ascoltai la traccia solamente un paio di volte e David mi consegnò il testo. Avevamo poco tempo ma riuscii ad entrare velocemente in sala e a offrirmi a quelle parole misteriose e struggenti. Credo di aver vissuto in una sorta di trance. Ogni cosa sembrava evanescente. Dopo quel giorno la canzone è scomparsa ed è emersa nuovamente anni dopo quando David stava montando “Inland Empire” e cercava della musica per il film. Il titolo del brano non si riferisce alle tracce narrative di “Inland Empire”, considerato che la canzone era stata composta qualche anno prima, ma tutto sembrava combaciare perfettamente. Quando David mi chiamò per dirmi che aveva scelto una delle nostre canzoni come tema del film, mi sono ricordata del brano solamente per il titolo. Non avevo assolutamente nessun ricordo delle melodie che avevo elaborato quel giorno. Quando l’ho sentita di nuovo, era come ascoltarla per la prima volta, tranne per la voce che ovviamente era la mia. Per questo motivo, è la canzone che rimane la più misteriosa dell’intera raccolta.

“The Truth is”, l’ultima traccia di “This train”, è molto bella, una canzone pop piuttosto solida e diversa da tutto il resto dell’album, mi ricorda una certa attitudine popolare anni ’80, cosa ne pensi?

Mi piace molto “The truth is”, è un brano scritto interamente, sia musica che testi, da David con gli arrangiamenti di Dean Hurley. Quando David me l’ha cantata ne sono rimasta piacevolmente sopresa proprio per quello stile pop “upbeat” di cui parli, non me l’aspettavo! Scrivere una canzone pop di quel tipo richiede un certo mestiere, e il fatto che David, oltre a tutto il resto, sia capace di farlo è assolutamente incredibile.

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Ho visto un video teaser girato recentemente che allude ad un tour europeo, è una notizia notevole! Stai pensando di venire in Italia? E quali altre città Europee hai visitato?

Sono già stata a Parigi, dove ho suonato al Silencio, il club che David ha progettato, a Bruxelles, a Londra, Stoccolma e anche a Malmö. Mi piacerebbe molto venire in Italia con il mio prossimo tour, sto cercando di fissare delle date in Italia, Spagna e Portogallo per questa estate.

Dopo il tour promozionale per “This train” comincerai a lavorare a nuovo materiale? Hai qualche anticipazione da raccontarci?

Non vedo l’ora di cominciare a lavorare a nuove canzoni, il prossimo disco sarà sicuramente in stile “downtempo” e metterà insieme tutte le influenze legate alla musica che preferisco. Vorrei muovermi su suoni e atmosfere vicine ai Massive Attack, Portishead e Radiohead, ma con l’attitudine dei performer che amo, come Julie London, Peggy Lee, Nina simone, Jeff Buckley e Annie Lennox. Un bel piatto da cucinare insomma! E naturalmente ci sarà un po’ di Lynch in tutto questo, la sua essenza è ormai tatuata per sempre sulla mia anima musicale.

 

Chrysta Bell, il sito ufficiale

The Making of “This train”

 

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è un videomaker, un Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana e un Critico Cinematografico iscritto a SNCCI. Si occupa da anni di formazione e content management. È un esperto di storia del videoclip e del mondo Podcast, che ha affrontato in varie forme e format. Scrive anche di musica e colonne sonore. Ha pubblicato volumi su cinema e new media.

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