martedì, Aprile 23, 2024

Z-star – Masochists & Martyrs (Muthastar, 2010)

Michelle Z. Nichol porta dentro di se tutto l’amore per quella “rinascita” soul che ha attraversato l’inghilterra degli anni ’80 e che aveva prodotto una felice fusione di black music, pop anglosassone, reminiscenze new wave in un guscio dal forte impatto radiofonico. Non è un caso che per quello che a tutt’oggi si può considerare come il suo maggior successo, Who Loves Lives, l’esordio datato 2006, si siano fatti i nomi di Joan Armatrading, Sade, Tracy Chapman. A distanza di quattro anni Masochists & Martyrs esce per Muthastar, l’etichetta di proprietà di Z-Star stessa, registrato a Roma e coadiuvato da una band interamente italiana. Al di là di alcuni riferimenti più classici che si spingono sino alle esperienze più tarde di Nina Simone, la forma non è (e non può essere) quella degli anni ’70 quanto la rilettura in odor “rebirth of cool”; probabilmente, tra soul e influenze caraibiche, il riferimento più pertinente ci sembra quello con la Lauryn Hill più ispirata, sicuramente una delle eredi di “massa” di quel suono; qui c’è più rock nelle vene e molto meno ghetto nel sangue, ma il risultato non è dissimile. Tracce come Venus Blues, No Love Lost, per esempio, sono tutte giocate sul sostegno esplosivo dei fiati e una ritmica potentemente solare, il plesso di una tradizione che passa liberamente da funk, Rythm and Blues e Jazz. Colpiscono gli episodi di sintesi come Tree of Life, ballata lunare con uno splendido piano dagli echi eighties, deludono invece i pochi episodi di impatto Fm passatista come Sci-ko bitch, uno strumentale abbastanza inutile nell’economia dell’album, con dei suoni e alcune scelte estetiche incomprensibilmente volgari; al contrario, questi elementi sono al posto giusto nelle potenti ruffianerie di God is love e U Gonna miss me. Masochists & martyrs nell’insieme è davvero un album molto buono, il ritorno di un’artista soul “classica” dal sicuro talento performativo; resta il dubbio che ci si trovi davanti ad un prodotto onesto ma nostalgico, che non riesca a muoversi da una certa area di sicurezza.

Silvano Piombini
Silvano Piombini
Da piccolo mi chiamavano "Piombo", per via del mio cognome non così comune ma ho vissuto una vita tutt'altro che pesante; per vivere vendo pesce fresco nei piccoli mercati rionali e mi piace da morire sporcarmi le mani.

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