domenica, Maggio 5, 2024

The Limiñanas – Costa Blanca

Terzo album per la coppia francese, in musica e nella vita privata, registrato a casa e sempre con le antenne puntate su frequenze anni ’60, le stesse che continuano a immaginarsi l’unica via per certo pop francofono, tra Serge Gainsbourg, garage psichedelico lurido e fuzzante, il minimalismo ossessivo dei Velvet, come se in fondo gli Stereolab non l’avessero già fatto in una forma sincretica e originale. Eppure, se anche l’attacco di Votre Cote yeye m’emmerde è cosi smaccatamente fuzztones, è inserito in una sorta di inquietante nastro di Möbius dove la voce recitativa di Francesca Cusimano, ospite in due episodi dell’album, fa una lista di memorabilia iconici dal Mascarpone a Morricone passando per Jean Seberg e Poison Ivy, Godard, Deleuze, Rohmer, Bernard e Bertrand Blier e raccontando in fondo cosa piace a Lio e Marie Limiñanas in opposizione al caramello del “French Yeh-Yeh” classico; l’esperimento funziona, è esilarante e straniante allo stesso tempo, ed è un vero e proprio mantra astratto che tutto sommato si trascina lungo tutto l’album, fatto spesso di abbozzi, episodi fulminei, accenni demenziali ad una freakeriè che emerge da un tempo parallelo.

Il mondo dei The Limiñanas non chiede quindi di essere diverso, tra tutte le declinazioni del pop francofono adottate per amore o prese per i fondelli, basso in primo piano, sussuri pre-orgasmo, strumenti e soluzioni dal sapor mediorientale, che sembrano la parodia della retorica sonora a cui si riferiscono, tanto che a un certo punto torna la Cusimano in un incredibile brano cantato in Italiano intitolato “i miei occhi sono i tuoi occhi“, una via di mezzo tra Morricone e il John Barry di The Persuaders, con un testo clamorosamente fatto di niente che gira completamente a vuoto, quasi fosse un pezzo di cinema alla deriva dei Cattet-Forzani.

Ma c’è anche il Messico rivisto da Morricone per i film di Leone, nella breve intermission di Barrio Chino; una strana fusione tra il country di Deliverance con tanto di Banjo sparatissimo e il garage dei Troggs nella trascinante BB e i Velvet in salsa Araba nella strumentale Liverpool.

Una vita al massimo quindi, anzi una vita orgogliosamente fuori tempo massimo, come racconta Marie stessa in questa piccola sconnessione intima e personale “ prima di registrare il nostro primo album nel 2010, siamo andati a Port Aux Prince ad Haiti per adottare Clive, nostro figlio. Il secondo giorno ci fu il terremoto e dormimmo tre notti fuori prima di poter tornare in Francia con nostro figlio. Un’emozione fortissima tra desiderio e terrore che non dimenticheremo molto facilmente, eravamo vivi, arrivammo a Parigi e la televisione e tutte le radio nazionali ci stavano aspettando, incluso un famoso ministro che voleva libera pubblicità. Gli dissi di andare a fare in culo

Stefano Bardetti
Stefano Bardetti
Stefano Bardetti, classe 1974, ascolta musica dai tempi appena precedenti al traumatico passaggio da Vinile a CD; non ha mai assimilato il colpo e per questo ne paga le conseguenze.

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