sabato, Luglio 27, 2024

Il pan del Diavolo, live ad Arno Vivo, Pisa: il report del concerto

[Le foto dell’articolo sono di Virginia Villo Monteverdi]

Ad aprire il concerto de “Il pan del Diavolo” il cantautore siciliano Cappadonia che ha suonato alcuni brani provenienti dal suo primo lavoro solista, Orecchie di elefante, che ha visto la collaborazione di Gianluca Bartolo (che ha accompagnato l’artista nel live) e di Pietro in veste di produttore.

L’atmosfera si è scaldata piano piano insieme a Cappadonia e il pubblico ha iniziato ad aumentare e ad avvicinarsi al palco in attesa del duo diabolico. Le luci sono scese e in un’atmosfera rossastra Pietro e Gianluca sono saliti sul palco tra gli applausi della folla. L’impatto iniziale è stato decisamente emotivo: Pietro ha annunciato che il primo brano sarebbe stato un pezzo che univa il gruppo alla Toscana, ai viaggi tra Pisa e Livorno. Il pezzo in questione è Vento fortissimo, canzone che il duo ha scritto quando era in studio a Volterra e che ricorda proprio il vento di quella città. Il gruppo in seguito ha presentato pezzi provenienti da tutta la discografia, sin dal primo Ep. Dopo Vento fortissimo lo spettacolo è esploso con Centauro (uno dei più coinvolgenti suonato live, un pezzo veramente animalesco e cattivo), per continuare con brani più datati come Coltiverò l’ortica, Sono all’osso, Pertanto, Piombo polvere e carbone e Blu Laguna. Decisamente più belli ed emozionanti live che su disco.

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Carichi e pieni di energia, rabbia ed emozione i due musicisti hanno saputo tenere sempre alta l’attenzione e, sebbene fisicamente distanti sul palco di Arno Vivo, non hanno mancato di comunicare alla perfezione, creando una sinergia perfetta, avvicinandosi e allontanandosi senza mai perdere un colpo. Un live essenziale, come essenziale è la musica de Il Pan del Diavolo: chitarre acustiche, elettriche e una grancassa, canti e contro canti; pochissimi elementi che in realtà hanno creato un tappeto sonoro ad incastri perfetti, con dinamiche sempre al punto giusto.

Lo show ha continuato in un crescendo in cui il duo ci ha fatto ascoltare i pezzi più belli dell’ultimo lavoro, FolkRockaBoom: Mediterraneo, I peggiori, FolkRockaBoom, Vivere fugggendo, Mezzanotte, Io mi dò… La gente cantava, erano tantissimi, affollati anche in alto vicino alle spallette, facevano i cori, conoscevano un sacco di canzoni a memoria, e si vedeva benissimo che Pietro e Gianluca, sebbene ultra concentrati, ne erano contenti. Alcune canzoni dell’ultimo album hanno sembrato rendere meno nel live (ad esempio Mediterraneo e I peggiori), ma a parte questo la concentrazione e la bravura tecnica del gruppo ha saputo andare incontro e superare vari inconvenienti.

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Sembrava infatti tutto perfetto fino a quando, a metà live, alla chitarra di Pietro è saltata una corda. Succede, avranno pensato in molti. La chitarra è stata in breve sostituita mentre un loop riempiva l’atmosfera per eliminare i momenti di silenzio. La cosa purtroppo non si è limitata ad un solo cambio di chitarra: da quel momento fino alla fine Pietro ha cambiato chitarra ad ogni canzone, e non per esigenze sonore, ma perché ad ogni chitarra che prendeva in mano partiva sempre la solita corda. La cosa si è ripetuta circa 5 o 6 volte, mentre il pubblico delle prime file supportava l’artista. Nonostante questi inconvenienti il gruppo è riuscito a far sembrare la cosa una scelta voluta, non si è perso, e ha continuato a tirare avanti minimizzando il problema. Eccellente.

Pietro non ha mancato ovviamente di ironizzare: all’ennesima corda volata via ha intonato sulle note di Un Classico “mi servirebbe una chitarra nuova”… La risposta del pubblico è stata meravigliosa, un pieno supporto miscelato ad ironia, una situazione quasi familiare.
A chi piace il folk/rock sicuramente avrà amato questo energico live. Indubbiamente sentire un gruppo come Il Pan del Diavolo su disco e poi dal vivo è una cosa completamente diversa, diversa nel senso di positiva. Forse per qualcuno il live è sembrato ripetitivo e freddo, ma d’altra parte il genere è quello, hanno avuto vari imprevisti, e comunque vada sono in due, e le soluzioni di arrangiamento sono limitate. Di certo l’energia e la tenacia di entrambi è una caratteristica che ha fatto loro onore, insieme alla capacità di interpretazione drammatica e di coinvolgimento del pubblico. Da rivedere.

Virginia Villo Monteverdi
Virginia Villo Monteverdi
Laureata in Storia dell’Arte medievale e seriamente dipendente dalla musica Virginia è una pisana mezzosangue nata nel 1990. Iniziata dal padre ai classici rock ha dedicato la sua adolescenza a conoscere la storia della musica. Suona e canta in un gruppo, ama fare video, foto e ricerche artistiche e ogni tanto cura delle mostre d’arte contemporanea.

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