venerdì, Ottobre 4, 2024

Moleskin – Penelope – ( Micropop/Jestrai-2008 )

Violenta è la sensazione che da subito ci viene trasmessa da “Penelope”, qualcosa di simile all’apnea, alla vertigine e all’entusiasmo che si prova di fronte a qualcosa che non si conosce ma che incuriosisce e per questo, rapisce.
É un disco, questo, che necessita di ascolto e attenzione perchè la sua portata è immensa, in musica, parole, odori, immagini. Percorrendo questo viaggio lungo 10 brani si ha la netta percezione di muoversi, stando fermi, perchè tale è la capacità comunicativa e visiva che mentre le note fluiscono, le parole trasudano uno spessore che odora ; sono parole pesanti, cariche, un distillarsi continuo di figure solide che riesci quasi a toccare, contorni liquidi. Il titolo d’altronde non lascia molto di sottinteso, anche se pensandoci bene questo album ha molte caratteristiche per potersi chiamare “Ulisse”, piuttosto.
Riflettendoci è come se la tela qui imbastita fosse sì il frutto di una paziente attesa votata alla ricerca del giusto metodo di espressione musicale a cui i Moleskin hanno dato prova di essere fedeli, ma lo stesso tessuto imbastito così accuratamente si disfarrebbe immediatamente se non fosse così intriso di esperienze di vita, di avventurose traversate interiori. I brani scorrono fluidi e veloci, dall’inizio alla fine, legati armoniosamente l’uno all’altro, non danno tregua. Apre la sequenza “Comincio a rendermi conto” , un pezzo che non lascia scampo: pochi secondi di lenta introduzione per poi cadere inevitabilmente in un vortice continuo di accelerate e brusche frenate; note taglienti come le parole, rese ancora più d’impatto da diversi momenti di sospensione. Ti fanno correre i Moleskin, non ti danno un attimo di tregua anche se hanno la accortezza di inserire attimi in cui farti riprendere fiato, che ti addolciscano.
Parlo di canzoni come “In luce”, la più felice unione di tutte quelle che sono le capacità del gruppo: un capolavoro di armonia musicale e cantautoriale insieme; è il classico pezzo che si pensa di poter trovare in coda ad un qualsiasi buon album ma che in questo caso è troppo grande per occupare quel piccolo spazio riservato alla chiusura. Luci e ombre si alternano continuamente in un gioco di specchi. Negli opposti sta la vera grandezza di questo lavoro, nella continua ricerca e nella voluta esasperata sperimentazione dei suoni. Qui nulla è fatto a caso e si sente. Lo dimostrano alla perfezione brani come “Amo le persone che” o “Volti”, i più cupi, stratificati, forti e belli di tutto il disco. Un impatto più letterale, se così si può definire, piuttosto che sonoro ce lo danno invece “Voglio muovermi” e “Se fosse”, dove la composizione del testo raggiunge il suo apice. Le singole parole diventano materiale di una minuziosa ricerca devota al raggiungimento di un effetto estetico del linguaggio cantautoriale. In questo i Moleskin conservano decisamente il fascino appartenente a quella classe, ormai in estinzione, dei grandi autori. “Muoversi come in decumano il sole” è una delle ultime frasi del disco e non poteva starci meglio: il viaggio è finito e come quello del sole, da est a ovest, risulta essere una parabola perfetta.

www.myspace.com/pelleditalpa

www.moleskin.it

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