venerdì, Maggio 17, 2024

Soupaczar – Ordinary Quite Contrary (ForEars Records, 2011)

Muove da Parma il progetto musicale firmato Soupaczar. Quattro ragazzi (Giacomo Storci voce, Ivan Torelli chitarra, Luca Pitalobi basso e Francesco Sgorbani batteria) che si presentano oggi con il secondo disco, Ordinary Quite Contrary prodotto da Daniele Landi di ForEars Records.
Il primo album, The More You Have The More You Lose, caratterizzato da un suono non troppo aggressivo, per certi versi minimale e facilmente contaminabile al remix. E del resto alcune delle canzoni proposte nell’album, erano state oggetto di interesse per alcuni dj della scena internazionale che al tempo avevano favorito il lancio della band anche oltre la manica. Con Ordinary Quite Contrary la situazione cambia. L’album combina inclinazioni musicali alle tonalità rock anni sessanta oscillando fra sonorità melodiche e altre amabilmente pop. L’ultimo lavoro si compone di dieci tracce dal minutaggio contenuto, dall’andamento coinvolgente e ritmato sebbene alcuni pezzi suscitino una poco contenibile sensazione di dejà vu. First Of August apre il disco, dimostrando subito l’attitudine british del gruppo. D’impatto è All The Things I Told You, in cui l’amalgama sonora riesce a creare un alto grado di coinvolgimento richiamando in certi passaggi le sonorità di Young Folks di Peter Bjorn & John. Si prosegue poi con Own Rocket, singolo con cui è stata anticipata l’uscita dell’album. Un pezzo ben ritmato con degli interessanti scambi di chitarra, quasi all’altezza del precedente, anzi, in effetti molto simile tant’è che in fase di missaggio si sarebbe potuto scegliere una posizione differente nella tracklist. L’album procede mantenendo uno stilema unitario e definito: passaggi in cui domina il falsetto (See You Happy, But Here Face), riff prodotti da chitarre dalla lunga frequentazione Gibson (Shine With Me) e incursioni che declinano la tendenza dance in modo soffuso (But Me Brother). Da segnalare il pezzo di chiusura, Waves, una conclusione raffinata e virtuosa che rende merito alle caratteristiche dei musicisti. Ordinary Quite Contrary è una proposta interessante, meno asciutta rispetto al primo lavoro della band anche se talvolta sembra incappare nel rischio della ricorsività.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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