venerdì, Aprile 19, 2024

…a toys orchestra, la foto Intervista @ indie-eye.it

Forse il live è il modo per testare effettivamente quante persone sono disposte per amore o passione a seguire un gruppo.

Ilaria: È  così; un tempo ascoltavi il disco, te ne innamoravi e faceva parte della colonna sonora della tua vita come se fosse un film, e ti facevi i chilometri per andare a comprare il libro con i testi di quel cantante, il poster di quella foto. Aveva un’importanza diversa.

Enzo: Non bisogna essere per forza nostalgici, bisogna capire i tempi che cambiano, senza per forza rimanere attaccati al passato, altrimenti rimani indietro. In questo momento di transizione c’è ancora una sorta di confusione che sta creando un lieve buco nell’amore per la musica, ma non per forza nei musicisti perché io, nonostante molti si lagnino per l’abbassamento della qualità musicale su supporto, non ci credo tantissimo. Penso che l’Italia di oggi, qualitativamente, abbia una proposta altissima, sopratutto quella più internazionale. Nel passato c’erano tre nomi, che si proponevano e livello internazionale. Ad oggi c’è veramente tanta roba. La qualità media si è alzata. Dato che si è parlato della Sicilia, posso dire che gli Waines sono un gruppo rock ‘n roll che fanno il culo a tanta compagine estera, e così via, molti altri. La qualità media è alta in Italia, ma questa è la nazione che se può non darti una mano, lo fa.

La proposta internazionale fatta da più gruppi sembra che debba passare al vaglio di una critica estremamente rigida e sospettosa…

Enzo: Io non capisco perché in Italia ci siano gruppi che come noi stanno tentando una internazionalizzazione e nonostante ciò vengono considerati uno scimmiottamento di qualcosa d’altro. Nelle altre nazioni, penso alla Germania con i Notwist, è successo, in Italia questa cosa non succede. Roba di qualità fatta in inglese, c’è. Gli One Dimensional Man, erano un gruppone, così come gli Yuppie Flu, per quanto adesso siano in ombra, scrivevano canzoni pop, ma non solo. E non c’è stata mai fiducia.

Ilaria : Il fatto è che in Italia non c’è un giro grosso, in Italia non c’è stato un cambio generazionale.

Enzo: Su scala nazionale ci si ostina a parlare di scena, ma in Italia, una scena musicale non esiste. La scena ha dei presupposti per cui c’è un obiettivo comune, c’è aggregazione e empatia che fa gruppo, e questa empatia lega una scena di musicisti e il proprio pubblico che diventa un esercito. Ad oggi siamo tutti piccoli e divisi. C’è una realtà fatta di cose interessanti, ma non c’è una scena.

Ilaria: Come dicevo prima, le proposte valide ci sono, ma è una costellazione che non aggrega.

Enzo: C’è un isolamento che crea uno spirito di competizione che non è sano perché ci divide. Se ci pensi, è difficile trovare in un’intervista qualunque di qualunque gruppo italiano, un gruppo che parla di un altro gruppo italiano nonostante ci sia una fucina di talenti che fanno eco nel continente. Sotto questo punto di vista io credo che la Campania è una tra le regioni più vive ma che soffre di più; per regioni come Campania e Calabria, l’unico futuro è nella violenza, perché è quella che se vuoi puoi ottenere subito. La camorra, a differenza della mafia che è “un’università”, è a portata di mano, la camorra ha bisogno di manovalanza spicciola, di schegge impazzite e se lo fai nel territorio, entri da subito nel sistema. Ed è quello l’unico futuro che puoi vedere, a portata di mano; il lavoro dove è? Le strutture dove sono? E allora quando sei giovane, e vuoi tutto subito, il camorrista è un mito. In questi posti chi si crea qualcosa lo fa per salvarsi, per crearsi qualcosa in modo autentico e quando ti salvi, non puoi fingere.

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a toys orchestra su myspace

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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