martedì, Marzo 19, 2024

Greys – If Anything: la recensione

Basterebbe un titolo come Use your delusion per raccontare il violento sarcasmo con cui i Greys guardano indietro verso gli anni ’90; niente a che vedere con la forma ludica dei Rye Coalition, con cui condividono comunque alcune intuizioni, che del gioco degli slittamenti di senso (Communication Breakdance, ZZ Topless) ne avevano fatto una filosofia. Ma rispetto alla carica glam della band di Jersey City, il muro di compatta ferocia del quartetto Torontoniano è molto più fedele a quella linea hardcore che alla fine degli anni ’80 emergeva intorno a Washington D.C., tanto che la prima traccia di if Anything dedica un minuto e trentacinque secondi di pura tempesta rumorista a Guy Picciotto.
Attivi dal 2011, i Greys (il riferimento pare sia proprio legato agli alieni di Roswell) hanno pubblicato sino ad oggi tre EP (Ultra Sorta, Easy Listening e il recente Drift) oltre ad uno split con i concittadini Beliefs, band votata alle suggestioni più eteree degli anni ’90.

Rispetto alle prime uscite “if anything” non registra un vero e proprio cambiamento di rotta ma consolida la reputazione di una band che in questi anni si è fatta le ossa sopratutto dal vivo, con numerose date dentro e fuori dal Canada.  Undici tracce per 35 minuti di potentissima miscela post-hardcore che se in modo del tutto esplicito ricordano l’intelligenza ritmica dei Fugazi, escono dal rischio imitativo assumendone la lezione e arricchendola con numerosissimi spunti che pescano a piene mani da una vasta tradizione noise; dagli Husker Du più rumoristi (Guy Picciotto) ai Nirvana di In Utero (Flip yr lid, Adderall) passando per quella via tra melodia e Hardcore innodico ed epico che era di band come Jawbox, Drive Like Jehu, Failure.
Eppure, nonostante un certo rigore filologico, e la capacità di mettere insieme undici tracce potenti e credibili senza particolari cedimenti, i Greys riservano alcune sorprese rispetto ad un tracciato già definito; è il caso della coda bowiana di Girl in Landscape, la personale rilettura degli Stooges (che passa anche per forza di cose dai Sonic Youth) nella notevole Lull e l’attacco della già citata Use Your Delusion, cosi vicino al punk muscolare di Julian Cope periodo St. Julian (Spacehopper).
In un panorama come quello odierno a rischio serotonina, i Greys recuperano in modo onesto e viscerale due importanti fattori attitudinali: intelligenza e coglioni.
Non vediamo l’ora di vederli sul palco anche dalle nostre parti.

Ugo Carpi
Ugo Carpi
Ugo Carpi ascolta e scrive per passione. Predilige il rock selvaggio, rumoroso, fatto con il sangue e con il cuore.

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