venerdì, Dicembre 6, 2024

Vorrei tanto dir – il pop-swing dei Free Shots

Lontani i tempi di Patrizia Di Malta e Sergio Caputo, lontani come l’immagine retrofuturista che usciva dai tubi catodici degli anni ottanta, dove il recupero estetico e formale degli anni 20 e 30 del novecento veniva filtrato massivamente dalla cultura pop; basta pensare ai Matia Bazar di “Tango” come massima sintesi, un anno dopo rispetto a quella operata sull’immaginario cinematografico da Ridley Scott e Syd Mead per Blade Runner. “Il video sono io” ideato per i Matia da Piccio Raffanini è una vertigine temporale che influenza suoni e tradizioni, sospesi tra quella operistica, Natalino Otto, Nam June Paik e il synth pop anglofono.

Matia Bazar, il video sono io

Da Bragaglia, Tofano e Lang si passa alla sperimentazione elettronica di Antonioni fino ai primi set virtuali della RAI e all’apertura di cicatrici temporali che includono tutte le suggestioni descritte, individuando negli anni ottanta il periodo forse più ferocemente combinatorio (nel bene e nel male) del secolo precedente.

Per raccontare gli innesti dello swing nella nostra cultura musicale dovremmo partire da lontano, quando la scrittura geniale di Pippo Barzizza e Cinico Angelini stravolgeva la tradizione americana piegandola alle esigenze di un racconto minuzioso che scardinava le convenzioni del costume, sguazzandoci completamente dentro.

Di per se già un innesto che ha favorito ibridi non nativi, ma la cui radice deve esser forse ricercata altrove, come ci suggeriva un bellissimo CD dei “Les italiens“, l’ensemble di Alessandro Di Puccio prodotto dall’ottimo Marco Lamioni nel 2009. “Verdeluna Dancing Hall” recuperava l’ironia, anche cinica, di quegli anni, con un gusto filologico per lo spazio deputato al ballo nella tradizione popolare italiana, quello dei locali notturni, dei dancing, della Francia che ci influenzava a suon di chansons, del boogie woogie e dello swing sfigurato con il vetriolo attraverso la lezione nient’affatto consolatoria del Quartetto Cetra.

Lamioni, che quei suoni li ha traghettati anche in produzioni più articolate e combinatorie come quelle per i “Mondo Candido“, ha dato impulso tra i primi in Italia ad una rilettura post-moderna di quelle intuizioni, mettendo insieme elettronica, chill-out, club culture, ambient, trip-hop come diversi leganti per dipingere diversamente il rapporto con la tradizione.

Mondo Candido – Meglio stasera (Moca, 2002)

Vorrei tanto dir” viene direttamente da li e fa propria quella lezione cercando di non alterare la struttura del canzoniere italiano anche quando il sostegno elettronico si fa sentire. I Free shots puntano tutto sulla voce brillante e gioiosa di Giuditta Frigerio, meno vicina alla sensualità di Luisella Fiorini e più al gioco divertito e bislacco del “Gruppo italiano” o all’incedere delle Puppini Sisters. Questa viene sostenuta da un suono “big band” che in molti casi sovrasta il tessuto elettronico spingendolo in una dimensione ancillare tanto da considerarlo in certi casi del tutto superfluo e non sempre dialettico come accadeva nell’erotismo giocoso e dadaista dei Mondo Candido.

Free Shots – Vorrei tanto dir, teaser

Allo stesso tempo, l’elettronica di “Vorrei tanto dir” non rischia di confondersi con l’Electro-swing dozzinale, trainato dalla ritmica EDM e studiato per il popolo della notte. Tra incursioni stradaiole e chitarre manouche, l’utilizzo preciso dei cori, la memoria torna ancora una volta a quel capolavoro di sintesi che era “Verdeluna dancing hall”, capace di dirci che il “pop” è anche una questione di equilibri e alchimie formali non necessariamente legate alla cultura anglofona. Di Puccio, Lamioni e i Les Italiens mostravano una via tutta italiana ed europea ribaltando prospettive e priorità rispetto agli innesti anglofoni; una volta battuta, i Free Shots ci si inseriscono abilmente senza forzare la mano.

Giocano allora facile quando ci ripropongono “Bad Romance” in una versione in linea con le loro scelte, trovando nell’originale di Lady Gaga delle strane e divertenti affinità elettive. Sempre Lamioni aveva già sperimentato in tal senso nelle produzioni del “misterioso” Combo De La Muerte, dove classici dei Manowar e dei Judas Priest venivano depotenziati, trasfigurati e portati in un territorio completamente diverso.

Combo De La Muerte – Breaking The Law

Del resto il progetto Nouvelle Vague, che ha fatto di queste strategie un segno distintivo è del 2004 mentre Moca dei Mondo Candido è di ben due anni prima. Due anni prima anche rispetto a “Rough Cuts” di Parov Stelar, considerato il padre dell’Electro-Swing almeno per quanto riguarda la codificazione generica, quasi contemporaneo alla meteora Gabin di Filippo Clary e Max Bottini. Su tutti Saint-Germain e sopratutto Terry Riley. 

I genovesi Free Shots ci consegnano un album che non è nuovo da questo punto di vista, ma assolutamente fresco e sincero, tenendo a bada la dimensione electro e innesti dancefloor troppo pericolosi, il loro approccio è quello leggero e disincantato che si fa sedurre dal passato, senza trasfigurarlo troppo. 

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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