giovedì, Novembre 14, 2024

The Tibbs – Takin’ Over: soul e tulipani, la foto intervista

L’ondata retro-soul, originata dalla Daptone, che da qualche anno sta colpendo l’intero mondo non sembra accennare a diminuire, ma pare anzi estendersi anche nei luoghi più inaspettati. The Tibbs, la nuova band di casa Record Kicks, arriva infatti dall’Olanda, terra non certo nota per la black music, tanto che l’unico genere che si è sviluppato è la techno hardcore, che è tutto tranne che nera. Il gruppo guidato dalla giovane (classe 1994), bella e brava Elsa Bekman va però avanti per la sua strada, incurante della poca attenzione ricevuta in patria e in cerca di maggior gloria all’estero, grazie alla pubblicazione del secondo disco Takin’ Over, lanciato dall’ottimo e freschissimo singolo Next Time. Il disco è veramente valido, legato sì al soul ma in grado di spaziare anche tra influenze diverse, in particolare giamaicane.

A rendere ancor più preziose le canzoni c’è poi la voce di Elsa, energica ed espressiva come poche. Anche durante il live a cui abbiamo avuto il piacere di assistere al Biko di Milano lo scorso 30 aprile è stata proprio Elsa a catalizzare la scena, inondando di vitalità la sala e dimostrando doti inaspettate anche sui brani più lenti, per i quali la resa migliore è solitamente legata a una maggior esperienza.

Proprio prima del concerto abbiamo incontrato Elsa e Michael Willemsen, il bassista del gruppo, per conoscere meglio la storia dei Tibbs e di Takin’ Over. Ecco cosa ci hanno raccontato.

The Tibbs – Next Time, il video ufficiale

Vi chiederei come prima cosa di raccontarci la storia della band…

M: La storia dei Tibbs dura da quattro anni ormai. Alcuni di noi suonavano assieme già in precedenza, però quattro anni fa quell’esperienza si concluse. Mi trovai allora a cercare una cantante per iniziare un nuovo progetto: vidi Elsa su Youtube e pensai subito “Wow!”. Era un video di una sua esibizione a un contest per cantautori. Le chiedemmo quindi di unirsi a noi, che eravamo sette uomini vecchi ed esperti; fortunatamente accettò ed ora eccoci qui!

Cosa potete dirci invece su Takin’ Over? Come ci avete lavorato? Avete impiegato molto tempo per scrivere e arrangiare le canzoni?

E: mi trovo ogni venerdì con il chitarrista della band, Henk, per scrivere, mentre ogni lunedì proviamo tutti assieme. Ci abbiamo messo più o meno un anno e mezzo per scrivere tutte le canzoni. Poi ci siamo trovati con Paul Willemsen dei Lefties Soul Connection, che ha perfezionato le canzoni in veste di produttore. A quel punto siamo entrati in studio, era lo scorso novembre, mi pare.

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Avevate solo le dieci canzoni finite sul disco o anche altre?

E: No, ne avevamo molte di più, ma abbiamo registrato solo quelle che pensavamo fossero abbastanza buone da finire su un disco.

Prima del disco avete fatto uscire il singolo Next Time. Penso che la canzone descriva solo una parte del vostro mondo musicale, quella in cui c’è anche il rocksteady. Perché avete scelto quel brano come primo singolo, per presentarvi al mondo?

E: è stata una scelta dell’etichetta, però anche noi avevamo pensato a quella canzone, perché è molto catchy, un po’ bubblegum, quando la ascolti diventi più allegro. Penso che un suono di quel tipo sia perfetto per un singolo, semplice ma in grado di colpire.

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Il video invece com’è nato? È semplice ma divertente, come la canzone…

E: volevamo un video in cui si vedesse la band suonare, ma doveva esserci qualcosa che lo rendesse diverso, quindi continuo a cambiare abito. Mi piacciono i trasformisti, che si cambiano d’abito velocemente come per magia, quindi ci siamo ispirati un po’ a queste figure. Inoltre ho molti vestiti nel mio guardaroba, quindi non ci sono stati assolutamente problemi da quel punto di vista…

Perché c’è anche un po’ di sound giamaicano nella vostra musica? C’è qualcuno nella band che lo ama particolarmente? Ve lo chiedo perché oggi non ci sono molti gruppi soul con influenze ska o rocksteady…

E: credo dipenda dal fatto che abbiamo tutti gusti molto differenti, non ascoltiamo tutti lo stesso unico genere. Nella band c’è democrazia, ognuno ha le sue idee e le usiamo, se ci sembrano adatte alle canzoni che stiamo facendo. Credo sia per questo che la nostra musica non è puramente soul, ma ha varie influenze.

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Farete uscire altri singoli o video legati a quest’album?

E: sì, la nostra idea era questa

M: amiamo fare i video!

E: in realtà non abbiamo ancora le idee molto chiare, sappiamo solo che ci piacerebbe molto. Ci confronteremo con l’etichetta anche.

Mi piace molto la cover di 96 Tears presente sul disco. Come l’avete scelta? E come ci avete lavorato per renderla vostra?

E: non l’ho scelta io, credo fosse già nel repertorio di Michael e compagni prima del mio arrivo.

M: sì, la suonavamo già precedentemente. Poi la voce di Elsa si inseriva perfettamente nel brano, quindi abbiamo deciso di continuare a suonarla e di metterla anche nell’album.

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Un’altra delle mie canzoni preferite sull’album è Get Back Tuesday, per il ritmo e per il lavoro delle tastiere. Potete raccontarci qualcosa in più sul pezzo?

E: è una canzone da cuori spezzati! Non ricordo esattamente come l’abbiamo scritta, ma ricordo che volevo essere esagitata, pazza e arrabbiata, tutto in uno! Penso di esserci riuscita piuttosto bene! Per quanto riguarda il suono della tastiera, Paul ha proposto la sua parte e ci ha subito convinti a tenerla, anzi ha dato una carica ancora maggiore al brano!

M: ricorda molto il suono del Farfisa, che andava negli anni Sessanta

Ho apprezzato molto anche Armada. Come siete arrivati a giocare con quei suoni, lenti ma sexy?

E: è una lunga storia, pensa che ci abbiamo messo quasi due anni per scrivere quella canzone! L’originale che ho scritto con il chitarrista è completamente differente, e allo stesso modo quando abbiamo iniziato a suonarla con la band era molto diversa. Siamo andati a sbattere contro un muro, non riuscivamo a trovare una soluzione per renderla migliore, quindi l’abbiamo messa da parte per un po’. Poi mi sono ritrovata ad ascoltare Al Green e ho pensato che quel tipo di groove potesse andare bene per Armada, che aveva anche un titolo diverso allora, quindi ho convinto gli altri a provare in quel modo. Quando abbiamo finito il brano aveva un suono completamente nuovo, era fantastico! Ora è uno dei miei pezzi preferiti infatti.

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Per quanto riguarda invece la tua voce, nella press sheet e in alcune recensioni vieni paragonata a Amy Winehouse e a Duffy: che ne pensi? E chi sono le tue cantanti preferite?

E: è difficile dirlo, non ho mai avuto un artista preferito in assoluto. Ascolto veramente tante cose diverse, quindi dipende. Per esempio ultimamente sono stato a un concerto di Charles Bradley e l’ho amato. L’importante secondo me è che ciò che si fa venga dal cuore, che tu metta nella tua musica tutto ciò che hai dentro di te. Se è così, mi conquisti. Anche per questo ho ascoltato molto Amy Winehouse e ancora la ascolto.

Siete olandesi: esiste una scena soul-funk dalle vostre parti?

M: esiste, ma è molto piccola. Oltre a noi ci sono i Lefties Soul Connection, infatti abbiamo registrato con uno di loro, e pochi altri musicisti.

Siete quasi unici quindi. È facile per voi trovare date, essendo così particolari per la vostra nazione, o non c’è proprio interesse per il genere in Olanda?

M: è molto difficile! In Olanda la scena musicale è piccola, non solo quella soul, e per di più è orientata verso band chitarristiche, più classicamente rock.

E: uno dei pochi locali che dà spazio a noi e al nostro genere è il North Sea Jazz Club di Amsterdam, dove abbiamo suonato più volte.

Invece a livello europeo pensate che vada meglio? Vi sentite parte di una scena europea assieme agli altri gruppi della Record Kicks, ad esempio?

M: in parte. Di sicuro abbiamo ascoltato tutti i gruppi della Record Kicks e ci piacciono, siamo felici di essere entrati a far parte della loro famiglia. Non abbiamo ancora stabilito grosse connessioni con gli altri per ora.

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A proposito dell’etichetta, vi siete proposti voi o siete stati cercati?

M: Abbiamo iniziato a guardarci attorno già nel 2014, proponendoci a un paio di etichette olandesi, una delle quali ha pubblicato il nostro primo disco Cleaned Out. Non abbiamo però riscontrato interesse per un secondo disco, abbiamo quindi deciso di ampliare la ricerca in Europa, riuscendo a entrare in contatto così anche con Record Kicks, che alla fine ci ha scelto.

Spesso si parla di retro-soul per descrivere gruppi come il vostro, che guardano al soul degli anni ’60 e ’70 e lo ripropongono oggi. Vi piace quella definizione? O pensate che sia riduttiva?

M: per quanto ci riguarda siamo sempre stati interessati alla “vecchia” musica, suoniamo anche strumenti d’epoca

E: sono l’unica cosa giovane della band!

M: è vero! Anche perché abbiamo registrato in uno studio completamente analogico, quello dove registrano anche i Lefties Soul Connection. È quello il suono che ci piace! Quindi di conseguenza ci piace la Daptone e il suo suono, perché è vicino a quello che vogliamo fare.

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Cosa dobbiamo aspettarci da un vostro concerto?

E: da parte mia, molta energia! Da parte della band, groovy grooves!

Ultima classica domanda: progetti per il futuro?

E: continuare a scrivere nuove canzoni. Per ora io e il chitarrista ne abbiamo scritte cinque, dobbiamo iniziare a valutarle con la band. Poi vorremo, come dicevo prima, fare un altro singolo e un altro video per questo disco. La speranza maggiore è però quella di fare tanti concerti, molti di più rispetto a quelli che abbiamo fatto finora!

The Tibbs in rete

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Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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