sabato, Luglio 27, 2024

Feeding People – Island Universe

All’ombra di un’immagine alla Dalì, si allungano le voci e i suoni di Feeding People, formazione californiana giunta nel 2013 al secondo full-length. In uscita per la Innovative Leisure, Island Universe è un album senza contorti, una materia senza forma che ribolle nelle corde, vocali e non, dei membri della band. Nei quaranta minuti dell’album sembra essere confluito di tutto, dalla parentesi acustica, ad un garage-rock abbastanza amichevole, dal dream pop ai solchi psichedelici. Probabilmente una simile varietà ha trovato spazio, e origine, nelle personali inclinazioni dei due produttori dell’album; Hanni El Khatib e Jonny Bell, l’uno rivolto ad un blues scapigliato nei ritmi del twist, l’altro teso ad un pop soft ed etereo. Detto così sembrerebbe che il passo da miscuglio ad accatasto sia breve, se non fosse che per la voce e l’interpretazione di Jessie Jones, frontwoman del gruppo, in grado di restituire unità ad un simile magma. In effetti è questo l’aspetto più suggestivo di Feeding Island, ossia una voce degna di una giovane Pj Harvey, acuta e secca alla Karen O. Divincolandosi per le dodici tracce dell’album, Jessie Jones dà corpo ai colpi di coda pop in chiusura di Silent Violent, alla beffarda Island Universe e successiva Big Mother, i due pezzi più riusciti dell’album e accompagnati da altrettanti degni video. Meno felice la seconda parte dell’album, dove il piglio iniziale va man mano scemando perso fra le distorsioni di Each His Own e la sconquassata Inside Voices.
Con un approccio che ora è ferino e ora languido, melodie ora eteree e ora tenute in tensione dalla pelle dei tamburi, Island Universe lascia solo ben sperare nonostante manchi una direzione lineare nella scelta dei temi e dei generi. Non ancora abbastanza ingombrante per entrare nel novero dei nomi da portare su un isola deserta, Feeding People hanno le giuste risorse per continuare a sfamarsi a lungo.

 

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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