martedì, Aprile 16, 2024

Piers Faccini, l’eterna sfida del songwriting: la foto-intervista

In questo disco c’è anche una canzone in italiano, Il Cammino. Com’è stato scrivere e poi cantare nella nostra lingua?

Non è la prima volta che canto in un’altra lingua, perché sono un grande viaggiatore e ho grande curiosità per la musica del mondo. Quello che mi piace nel poter cantare in altre lingue è che mi rendo conto che la stessa melodia con una lingua diversa ha una resa sempre differente, ogni lingua ha la sua chiave, per cui ci sono cose che si possono fare in inglese e in nessun altra lingua, così come altre che puoi fare in italiano e non nelle altre. Secondo me le tre lingue più importanti per cantare sono l’inglese, il portoghese e l’italiano, includendo naturalmente anche tutta la tradizione della classica e della lirica. C’è qualcosa di fantastico nell’italiano, che si trova anche nel portoghese e nello spagnolo, riguarda il fatto che le parole sostengono molto bene la melodia, a volte troppo, per cui non puoi fare quello che fai con l’inglese, dove c’è invece più equilibrio tra come sostieni la melodia e le intenzioni ritmiche. Ho scritto una canzone in francese e una in italiano anche perché fa parte di quello che sono, perché è il mio modo di sperimentare e di fare ancora una volta un album che mi assomiglia e che mi rende diverso da altri songwriter della mia generazione, è una cosa che io posso fare e gli altri no.

Ultimamente hai cantato in italiano anche con gli Afterhours, per la riedizione di Hai Paura Del Buio? Come sei entrato nel progetto e come hai lavorato alla canzone, Come Vorrei?

Ho sentito la versione originale, poi ho fatto la mia versione, voce e chitarra con un piccolo arrangiamento, quindi l’ho inviata a Rodrigo D’Erasmo che ha messo le parti di violino, mentre Manuel Agnelli ha aggiunto un piccolo coro alla fine. Ero molto contento di fare quel brano perché quando fai una cover la cosa più importante è rendere tua la canzone e farlo in modo completamente naturale. Se si sente che non sei a tuo agio, poi viene male. L’importante è trovare una tua chiave per interpretarla. Poi mi rendo conto che, non conoscendo molto bene la storia della musica italiana, molte persone in Italia possono essere venute a conoscenza della mia musica grazie a questo progetto.

Il live di stasera come sarà? Più sull’ultimo disco o con estratti da tutti i dischi?

Misto, nel senso che faremo sei o sette canzoni dell’album nuovo e poi il resto è un misto dei dischi precedenti, perché penso che quando faccio un concerto per presentare un disco, questo deve comunque essere inserito nel contesto di una carriera. Iniziamo puntando più sull’album nuovo, poi proverò a raccontare una storia. I pezzi saranno molto ri-arrangiati, quando registro mi piace molto lavorare sugli arrangiamenti, ma poi col passare degli anni mi sono reso conto che durante un live è meglio essere il più diretti possibile. Partiamo da una strumentazione basic, una chitarra, una voce e uno xilofono, e da lì troviamo tanti colori.

Piers Faccini – la foto galleria completa di Francesca Pontiggia

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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