giovedì, Marzo 28, 2024

Woodkid – L’incontro @ Europavox, Clermont-Ferrand, 25 Maggio 2012

Yoann Lemoine, classe 1983, aka Woodkid, intervistato da indie-eye.it durante il Festival Europavox a Clermont Ferrand

[Le Foto dell’articolo sono di Karim Sadli ]

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Sono in tutto  una manciata di canzoni quelle di Woodkid, ma già incensate tanto da un’utenza mainstream quanto da una falange di snobbettini indie più inflessibili. Il talento di Yoann, regista e visual artist prima che cantante e musicista, ha sempre cercato di servire proprio questo obiettivo, l’incontro dei due mondi, cercando di elevare il primo ad arte mediante la realizzazione di visuals curati e impeccabili, e di sottrarre al secondo l’ambiguità un po’ posticcia del DIY. E così Yoann, diviso tra Parigi e New York, oltre a lavorare con Luc Besson, Sofia Coppola e girare il multi premiato clip Graffiti per una campagna di prevenzione dell’AIDS, ha regalato a Katy Perry la controparte visiva del suo “sogno teenageriale” e ha piazzato l’amica Lana del Rey dentro il Palace de Fontainebleau, tigri incluse, consacrandola con il video di Born To Die il personaggio più chiacchierato degli ultimi anni. I video di Woodkid non sono da meno: un immaginario guerresco e un gusto per l’epica vedono Iron e Run By Run come i primi due capitoli di una microsaga curata nel minimo dettaglio che, ci racconta, si concluderà con l’assemblarsi di una città marmorea, quasi un calco di una storyline à la Final Fantasy VII. Non è un caso che il nostro sia anche un discreto video game-geek e che la Ubisoft abbia impiegato Iron per il trailer del quarto capitolo di Assassin’s Creed. Oltre all’indubitabile bravura il segreto di Yoann sta proprio nel trovarsi a cavallo tra contesti così diversi: geek & fashionista, indie & epic pop, Rihanna & The Shoes. A Clermont-Ferrand è di fatto il grande nome del giorno 1 di Europavox, dove viene accolto dalla stampa per un breve incontro di presentazione, in cui Yoann descrive il suo progetto quasi sinestetico di ibridazione delle arti.

Ci parli un po’ del tuo attesissimo album The Golden Age?
The Golden Age è un album che parla del passaggio dall’infanzia/adolescenza all’età adulta, un aspetto della vita che mi ha sempre appassionato e che ora mi ossessiona, perché è quello cui sto andando incontro. Ho lavorato per un po’ di tempo a un personaggio, descrivendone la storia. È la storia molto simbolica, metaforica, di questo bambino cresciuto nella foresta, in mezzo alla natura, che attraversa diversi stati emozionali, anche di grande delusione, per poi risollevarsi e imbattersi in una grande città, che per me è il simbolo dell’età adulta e della maturità.

Quel bambino sei dunque tu?
Non completamente. Appartiene più a ciò che viene chiamato “fantasy eroico”. È un mondo che ho immaginato e creato, sicuramente ispirato alla mia storia personale, ma è molto più… enfatizzato, mi verrebbe da dire. L’“età dell’oro” è l’infanzia da cui provengo e, va specificato, nel disco io dico “the golden age is over”, perché parlo di quel momento in cui lasci la casa dei tuoi genitori e incontri il mondo, i problemi della vita. Ho impiegato il marmo spesso nelle immagini di questo disco e la città che si vede nei video è fatta di marmo. Il legno che rappresenta il bambino viene pietrificato da questo incontro e si trasforma a sua volta in marmo. (continua nella pagina successiva…)

Giuseppe Zevolli
Giuseppe Zevolli
Nato a Bergamo, Giuseppe si trasferisce a Roma, dove inizia a scrivere di musica per Indie-Eye. Vive a Londra dove si divide tra giornalismo ed accademia.

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