venerdì, Aprile 19, 2024

Luciano Tarullo, Benvenuto è il nuovo video stop motion di Denise Galdo: l’intervista alla regista

Denise, musicista e cantautrice salernitana, oltre a quindici anni di carriera discografica, due album sulla lunga distanza, alcuni EP, numerose collaborazioni e altrettanti live lungo tutto la penisola, ha integrato le sue attitudini con una più ampia tensione creativa estesa alle arti visuali. Da questo punto di vista ha potuto respirare ottima aria di famiglia, grazie al padre Francesco Galdo, art director e creative solver con più di 30 anni di esperienza alle spalle.

Un clima fecondo che Denise ha saputo sfruttare al meglio, elaborando una sua personalissima estetica visiva e condividendo l’esperienza con creativi di vario genere.
Denise ha lavorato direttamente ai video per i suoi progetti musicali, tra cui citiamo la stretta collaborazione con Stefano Poletti per le clip tratte da “Universe”, il suo secondo album pubblicato nel 2012 e recensito anche su indie-eye in lingua inglese, da Fabiana Giovanetti. Oltre al suo universo ha allargato le prospettive realizzando video per altri artisti, cercando di non cristallizzarsi entro la cornice di una sola forma, per esplorare tutte le possibilità del visibile.

Denise, oltre a registrare il nuovo disco negli studi Goldmine Records, mantiene un VLOG sul suo canale youtube ricco di spunti creativi

L’ultimo lavoro in ordine di tempo è il video di “Benvenuto“, realizzato per Luciano Tarullo, musicista agropolese. Ballad per piano e voce è stata scritta e registrata quasi in presa diretta come lettera ad un nuovo se stesso, prima di intraprendere un percorso di ri-nascita. La location dove Tarullo ha registrato è Officina72, locale di Agropoli di cui luciano è direttore artistico, mentre il mix conclusivo è stato realizzato da Tonino Valletta.

Il video, che combina footage live dello stesso Tarullo, con un “altro da se” pianista ricreato in puppet animation, è stato realizzato da Denise cercando un fil rouge empatico tra oggetti e racconto, rappresentazione del mondo e realtà interiore. Ecco che l’animazione serve, letteralmente, la sua missione principale nel far emergere l’invisibile, gli stati della coscienza, attraversare il sogno come un viaggiatore del tempo.

Il marchio entro il quale Denise raccoglie i suoi lavori come videomaker è Guns for Bunnies

Luciano Tarullo – Benvenuto – Dir: Denise Galdo

Per conoscere da vicino il metodo e le scelte di Denise Galdo, l’abbiamo intervistata

Come è nata la collaborazione con Luciano Tarullo?

Fu Luciano a contattarmi dicendo che avrebbe voluto affidarmi il videoclip di un suo brano, tra l’altro non un brano qualsiasi ma “Benvenuto” che era stato registrato tutto d’un fiato in una sessione di registrazione all’Officina72, luogo magico in cui lui stesso organizza eventi e concerti. La storia del brano e di come fosse nato fu di stimolo immediato per la scrittura dello storyboard e così partì ufficialmente la collaborazione tra noi.

Perché hai scelto la strada dello stop-motion

E’ molto semplice, la stop – motion come sapete è nata nel 1898 dunque è una tecnica cinematografica e di animazione molto molto vecchia, già questo le permette di possedere, a mio avviso, un certo fascino. La possibilità di poter interagire con i fotogrammi singolarmente è assolutamente eccezionale perché permette di creare delle illusioni e questa è la caratteristica che in effetti ricercavo fortemente per il video di Luciano. Tra le tipologie di stop motion abbiamo scelto la puppet animation perché volevamo dare vita ad un personaggio che fosse legato all’autore del brano ma che non rappresentasse lui in prima persona, qualcuno che fosse portavoce di quelle parole e di quei contenuti ma che non fosse in carne ed ossa.

Oltre alla tua attività come musicista e autrice hai un’esperienza specifica nel videomaking, grazie anche alla collaborazione con lo studio di Francesco Galdo. Puoi raccontarci il tuo iter?

Beh in questi anni ho lavorato moltissimo al mio progetto solista e questo mi ha messo nell’esigenza di poter esprimere in diversi campi autonomamente (o quasi) ciò che provavo che fosse attraverso una grafica, una fotografia, un video dunque non solo attraverso un brano ma magari connettendo tra loro alcuni di questi strumenti comunicativi. E’ chiaro che il fatto d’esser figlia di un art director, al contempo scultore e artista a 360° mi ha permesso di avere una visione abbastanza d’insieme riguardo appunto l’esigenza conclamata di dare sempre un volto originale al proprio sentire. Dunque ho iniziato così, un po’ da autodidatta investendo molte ore di studio in diversi programmi e pratiche e un po’ osservando mio padre. Senza pretese ho iniziato a lanciarmi nella produzione di alcuni video tra cui appunto Burning Flames sempre a quattro mani con mio padre. Il video andò in rotazione su numerosi canali musicali noti e quell’esperienza è rimasta nella memoria di tutte le persone che hanno collaborato come un giorno davvero speciale, divertente e creativo.

Burning Flames, il video di Denise e Francesco Galdo

A ridosso con l’uscita del mio secondo disco, pochi anni fa, è poi arrivata la collaborazione con Stefano Poletti (N.d.r. autore di un recente format, Videomaker around the world, pubblicato in esclusiva su Indie-eye) , eclettico regista milanese con il quale ho realizzato due videoclip “RAIN” girato a New York e “SAILORS” nato da un’idea di entrambi di raccontare un viaggio surreale da una stanzetta comune ad un’altra dimensione e questo è stato un ulteriore step di crescita professionale per me, una grande occasione.

Rain, il video di Stefano Poletti e Denise Galdo

Hai realizzato video con stili e approcci diversi, ma il mondo della fantasia rimane quasi sempre al centro delle tue produzioni (pensiamo al video di Burning Flames). Il mondo della fantasia, dei racconti dell’infanzia, è per te una chiave importante?

Sai più che il mondo della fantasia ovvero qualcosa di inventato, elaborato e puramente frutto della mente creativa, mi piace esplorare il più possibile uno strato più profondo della realtà ovvero quello strato che va oltre la nostra percezione di normalità. Questo è chiaramente molto facile da trovare nella mente di un bambino che non ha ancora subito nessun tipo di indottrinamento in merito a quali siano i limiti della sua immaginazione e dunque della sua stessa realtà. Negli ultimi anni, non a caso, sono approdata alla pratica di viaggi sciamanici ed è tutto estremamente connesso: il nostro vissuto, il nostro modo di filtrarlo ed il limite che appunto poniamo al nostro sguardo. Mi interessano quindi quelle linee immaginarie che delimitano un confine che solo noi, assolutamente soggettivamente, vogliamo e sappiamo definire. Oltre quelle limitazioni ovvero oltre la nostra mente che cerca per lo più di preservarci da probabili “cadute”, esiste tutto il nostro essere fluido, come dire, non strutturato in fondamenta architettoniche sociali e individuali ma agglomerato in una massa dalla quale perviene ogni cosa dalla nostra creatività alla nostra quotidiana percezione e quello è il gomitolo dal quale mi piace tessere.

Puoi raccontarci il making di “Benvenuto”: tecniche, oggetti, scelte, props

Il video è nato grazie all’arte di mio padre Francesco Galdo che ha contribuito attivamente alla realizzazione pratica di personaggi, degli oggetti e di tutto ciò che abbiamo utilizzato sul set del videoclip. Lui è stato in grado di dare un’espressività a tratti ingenua, intensa e a tratti lievemente malinconica a questo personaggio protagonista del video: un pianista che vede il suo pianoforte trasformarsi in diversi personaggi e oggetti, non casuali. Il tutto è stato realizzato con del pongo, della pasta di mais, della stoffa, fil di ferro, legno e del cartoncino. Ammetto che il punto forte del video è proprio questa estetica particolare ma allo stesso tempo semplice data appunto dallo stile dei personaggi unito all’utilizzo di materiali poveri ma che combinati tra loro riescono a solleticare, emozionare anche chi sta dall’altra parte.

Pongo, pasta di mais, fil di ferro e stop motion per il video di “Benvenuto” realizzato da Denise Galdo per Luciano Tarullo

In un momento difficile come questo, dove spostamenti, logistica e disponbilità di mezzi possono limitare moltissimo il lavoro di un videomaker, ci sembra che il tuo video mostri una via possibile, ovvero quella di esplorare mondi virtualmente infiniti in uno spazio di realizzazione (set, props) molto conciso. Che cosa ne pensi?

Beh certamente, in questo periodo di limitazioni logistiche, una tecnica del genere è un privilegio, qualcosa di attuabile in condizioni di “staticità” e che facilmente stuzzica chi la fa e chi la osserva. Io mi stancherei personalmente a pensarmi legata soltanto a questa tecnica per un periodo prolungato ma è sicuramente qualcosa di fattibile in questo momento. Quello che sto facendo al momento è soprattutto un lavoro di osservazione attraverso piccoli video a camera fissa (N.d.r. Fotografia, uno dei video del suo VLOG) . A volte scappando nella nostra quotidianità frenetica, non abbiamo neanche il tempo di guardare con cura ciò che sta attorno e dentro di noi, da questa osservazione statica, condizione dalla quale per ora non possiamo scappare, non potrà che nascere qualcosa di fortemente dinamico.

Altri video-progetti che realizzeroi o che stai realizzando?

Attualmente sto ultimando un videoclip per un nuovo progetto di Maurizio Sarnicola che è anche il produttore del mio nuovo disco, il terzo. Si tratta di un video molto particolare dove per la prima volta ho esplorato un mondo più astratto, etereo, interamente grafico e ciò per me è entusiasmante perché non è altro che la scrittura di un linguaggio che con ogni collaborazione non fa che ampliarsi e arricchirsi.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è un videomaker, un Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana e un Critico Cinematografico iscritto a SNCCI. Si occupa da anni di formazione e content management. È un esperto di storia del videoclip e del mondo Podcast, che ha affrontato in varie forme e format. Scrive anche di musica e colonne sonore. Ha pubblicato volumi su cinema e new media.

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