venerdì, Aprile 19, 2024

L’officina della camomilla – Senontipiacefalostesso Uno: la recensione

Abbiamo dato l’indie italiano per morto troppo presto. I rimasugli ai bordi sono di questi giovani legati alla Garrincha Dischi, enfatizzati e concimati con la perfidia e la satira tipica della post-adolescenza (un esempio fuori mano: blog come “Spinoza” potranno durare in eterno in base al livello di irriverenza). Senontipiacefalostesso Uno, già dovrebbe dire tutto il titolo del debutto, tu che provi a giudicarmi anche solo dalla copertina caustica e dalla prima canzone, tanto Libertines e indie anni ’00, cosa pensi di voler risolvere? A musiche innocenti e dolci da tastiere delle medie, ci sono liriche veramente metropolitane. Ci sarebbe da pensare che il quintetto milanese viva notte e giorno a Parco Sempione e per i cantieri della periferia, a raccogliere pacchi e pacchi di stronzaggine dai fighetti del quartiere e dai poveri cristi in divenire. Tra moda, mai così importante in un periodo fluido, marche, manie incendiarie (Morte per colazione), treni, graffiti, insetti, provincia cronica, fame di desideri, ambizioni suicide. Disegni e realtà si mescolano, per costruzioni in stile dylaniano ma molto più attaccate a terra che non a immaginari romantici e prettamente americani. L’Italia del menefreghismo politico c’è, certi spunti punk in stile primi Gaznevada, Ho fatto esplodere il mio condominio di merda, dove si cita l’epico gruppo di Jo Squillo, le Kandeggina Gang. Lo sfacelo c’è, quello soprattutto prevale e assalta le sbragature vocali di Francesco De Leo su basi tuttavia differenziate, specie nella seconda parte del disco, Pegaso disco bar  e la collaborazione con Lo Stato Sociale di La tua ragazza non ascolta i Beat Happening. E se dovesse partire il paragone con gli innamorati ai tempi dell’Ikea non ne usciremmo, e uscirebbero veramente i coltelli dal cruscotto. Il fiume di gioia e morte portato da L’officina della camomilla non lascia scampo, è di una vastità alluvionaria e grazie a Dio senza la “poetica” delle Luci della Centrale Elettrica. C’è ironia (Ti porterò a cena sul braccio della ruspa potrebbe bastare), la legge morale è dentro di loro, sotto di loro la pozza di fango è veramente grande e ci sono dentro fino al collo. Tanto vale cantarne.

 

 

Elia Billero
Elia Billero
Elia Billero vive vicino Pisa, è laureato in Scienze Politiche (indirizzo Comunicazione Media e Giornalismo), scrive di dischi e concerti per Indie-eye e gestisce altri siti.

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