venerdì, Aprile 26, 2024

The R’s – Foto intervista @ Musical Zoo Festival, Brescia, 24 Luglio.

Questo ve lo chiedo perché mi ricordo dei commenti in You Tube per il video di Clouds Are Moving (Traccia contenuta in Money’s On Fire ndr) in cui si diceva che gruppi italiani dovrebbero cantare in italiano e prendersi così la responsabilità di quanto si è scritto. Cosa ne pensate?

Mauro: Io non do molta importanza a commenti del genere, se leggi il testo Martha My Dear che è dedicata ad un cane, puoi farti un’idea di quanto poco “senso” ci sia in quel brano. Secondo me queste sono pulci che spesso si fanno da italiani..

Pietro: no è una cosa da You Tube, non da italiani.

Quindi secondo voi è solo dettato dal mezzo?

Pietro: Io credo di mettere cose profonde nei miei testi, poi possono essere capiti o meno. Che sia in inglese o spagnolo, il testo è un cosa personale che non sempre arriva allo spettatore.

Per quanto riguarda l’ultimo album avete individuato un filone generale, un tema?

Pietro: Sono tutti testi molto personali e siccome i testi li scriviamo io e Pier sono degli sfoghi, lo è stato sia per me sia per lui. Sono delle canzoni che arrivavano dopo un periodo intenso e quindi sono molto personali. Se trascrivi Mr. Hide, c’è una storia dietro che mi coinvolge molto. Forse al pubblico non arriva, però per noi che la cantiamo l’effetto è diverso.

Canzone che infatti stasera non avete cantato..

Pietro: eh no

Mentre avete eseguito Colossus.

Mauro: La canzone preferita dagli americani… per ovvi motivi. Il testo di Colossus può essere non così profondo, ma agli americani è piaciuto, forse perchè è immediato. Il discorso dei testi è sempre molto fine, se uno ci mette molto del suo è come andare a toccare dal vivo una persona.

Pietro: Eravamo a New York e ho spiegato cosa significasse la canzone, e le ragazze si sono subito avvicinate al palco.

Mauro: C’è sempre il rischio di dedicarla a qualcuna. Perché è un complimento ma al contempo stai dicendo che “sei in carne”.

Una domanda sulla vostra struttura estetica e grafica. Vivienne Westwood ci insegna che il rapporto tra styling e musica non è mai scontato. Quanto conta l’aspetto visivo per voi e per il vostro modo di fare musica?

Pietro: Ne approfitto per chiamare il nostro mentore Matteo Cervati che forse ti può rispondere meglio.

Matteo: C’è un sacco di ricerca estetica, è bello come siano riusciti a buttare oltre la musica tutto il background che avevano. Ora suonare è anche proporsi in un certo modo, avere un immaginario è fondamentale e l’idea è costruire un immaginario specifico. (continua a pagina 4…)

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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