giovedì, Maggio 2, 2024

Herself, l’intervista: “morire al mondo”

All’inizio dicevamo degli split che ti hanno impegnato con artisti stranieri. Oggi questo genere di relazioni sono indubbiamente molto veloci e semplificate. Oltretutto, registrare in casa, come fai tu, sino all’altro ieri non poteva offrire certo le stesse qualità sonore attuali. Come ti rapporti con i mezzi che offre la cosiddetta modernità e che opinione ne hai?

C’è velocità, scambio d’informazioni e logorrea comunicativa. Ciò non corrisponde naturalmente ad una qualità intrinseca. E tutto semplicemente più facile. Ma io penso che un po’ di difficoltà in più non guasti. Penso che siamo in un momento storico di forte crisi, di un’accelerazione spesso vuota di contenuti. E tutta la massa di nozioni, informazioni e materiali stia per collassare sotto il suo stesso peso. La musica è diventata sempre più una funzione della ricchezza. L’afflato democratico di cui si tingono i media, a vario titolo, è falso, è una lusinga ingannevole. Ma adesso c’è davvero troppo in giro. Puoi solo ascoltare, ma il sentire è tutta un’altra storia. L’unico modo per stare un po’ più in un ambito artistico, temo sia il morire al mondo, scomparire un pochino.

E come suona la musica in tempi di recessione?

A manovella!

Come si preannuncia, invece, l’attività live?

Tasto dolente. Il giorno stesso in cui è uscito il disco, sono finito in ospedale e ci sono rimasto una settimana. Oltretutto, la convalescenza è stata molto lunga, dunque, si è rallentato tutto. Fortunatamente non ho osservanze da onorare o impegni contrattuali. Diciamo che quando saremo in grado, andremo a suonare dove ci inviteranno. Non ho nemmeno un’agenzia di booking! So che non fa figo, ma tant’è. Vedremo, per ora ci hanno invitato a Bologna, Pistoia e in Abruzzo.

Come si svolgerà il concerto tipo? Ci sarà un gruppo ad affiancarti?

Herself è una realtà abbastanza fluida. Ci muoviamo in duo elettro-acustico o in trio, col batterista. Raramente si aggiunge qualcun altro, ma solo per problemi di cachet. Mi fa un po’ sorridere quando mi chiedono di suonare a Milano (da Palermo) e parlano di cifra “rimborso”. Almeno, si trattasse di rimborsi elettorali!

Qualcosa da aggiungere per chi ha letto fin qui?

Un piccolo appello all’ascoltatore critico. Invece di regalare 30 euro ai multimiliardari Radiohead, se vi piace qualche artista indipendente, siate disposti a spenderne una decina (comprese spedizioni!) per evitare che ci si rimetta sempre, che spesso c’abbiamo le pezze al culo.

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Alessio Bosco
Alessio Bosco
Alessio Bosco - Suona, studia storia dell'arte, scrive di musica e cinema.

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