mercoledì, Aprile 24, 2024

Lui, Lei, L’Altro: Raffaella De Stefano, Nicodemo, Luca Urbani; la foto intervista

Ora un paio di domande a testa. Iniziamo da Luca; sono ormai passati tre anni dal tuo disco solista, Electrodomestico. Il prossimo quando arriverà? E come sarà? Puoi darci delle anticipazioni?

L: Sarà elettronico, prodotto da Hellzapop, quindi più minimale del precedente e dovrebbe in teoria uscire a marzo. Non ne sono ancora certo però, al limite lo rimando a settembre. Comunque è già pronto da un anno circa, masterizzato, con copertina già fatta, manca davvero solo l’uscita.

Hai un background molto legato all’elettronica, ma negli ultimi anni ti sei trovato a suonare in situazioni come questa o con gli Zerouno in cui la parte elettronica è assente o limitata. A cosa è dovuto questo cambiamento, questa evoluzione?

L: A me piace molto suonare elettronica, però, e sarebbe un discorso molto lungo, in Italia fare musica elettronica è molto complicato. La gente non è abituata ad ascoltare musica elettronica, dunque anche lavorare con gente che fa elettronica è difficile, molto raro. Poi mi piace molto la musica suonata, mi è sempre piaciuta, per esempio i Cure. I miei classici erano da una parte i Cure e dall’altra i Depeche Mode infatti. Quindi alla fine mi è venuto naturale passare da questa parte.

Ora Raffaella: dopo lo scioglimento dei Madreblu hai iniziato una carriera solista, con l’uscita un paio di anni fa di Filologica. Quali sono state le differenze e anche le difficoltà nel passaggio al lavoro solista, nella scrittura e nella produzione del disco?

R: La differenza principale sono gli anni che passano; una persona cresce, diventa un po’ diversa, sviluppa e fa crescere alcune cose, che diventano più importanti rispetto ad altre. Io ho notato una semplicità maggiore, sia nella scrittura che nella produzione. I Madreblu sono e rimangono un periodo fortissimo della mia vita, però rispecchiavano quello che ero prima, quindi molto più introspettiva, complessa. Invece questo disco, così come quello che uscirà non proprio tra poco ma a cui sto già lavorando, è un percorso dove tendo a togliere, dove tendo a essere più diretta e più pop, perché la mia anima è fondamentalmente così ora, nell’accezione migliore che il termine può avere.

Uno dei punti forti della tua musica è sempre stata la voce. Negli anni sei stata accostata a molti grandi nomi, per esempio Dolores O’Riordan. Quali sono le tue cantanti preferite e quelle che più hanno influito sul tuo modo di cantare?

R: Il mio primo amore è stata Tori Amos, è stata per tanti anni la mia cantante preferita. Poi sono arrivate Beth Orton, Natalie Merchant, oppure Jane Birkin, Charlotte Gainsbourg, che non è propriamente una cantante ma è una grande. C’è tutto un sottobosco di cantautrici un po’ defilate ma non troppo, nel senso che lo sono qui in Italia mentre all’estero sono molto conosciute. Allo stesso tempo mi piace tantissimo anche una come Peaches, così come amo Miss Kittin. Poi Cat Power, tutta questa scena con un’attitudine un po’ punk. Le influenze quindi sono tante, e rimango ancora curiosa.

Per ultimo Nicodemo. Sei arrivato a fare dischi qualche anno dopo di loro, la tua prima uscita è del 2006. Come si è svolta la tua storia musicale fino ad allora?

N: Come tutti i disperati della musica, sul divano di casa con la penna e il foglio protocollo. La prima canzone l’ho scritta a tredici anni e mezzo, ed è forse l’unica canzone che tutta la mia comitiva ricorda a memoria, anche più di me forse. Poi ho fatto il bassista di cover band in tantissimi localini, a un certo punto ho deciso di scrivere canzoni seriamente e da lì è partito Nicodemo, in modo involontario, senza neanche troppe pretese. Poi grazie a internet c’è modo di uscire un po’ fuori, farsi vedere. Quindi ecco Nicodemo, molto molto semplice.
L: è particolare che lui questo progetto l’abbia fatto quasi completamente attraverso internet, tramite Myspace, non Facebook. Io Myspace lo trovo un po’ più raffinato, quando uno mi deve proporre qualcosa e passa da lì vuol dire che sta parlando seriamente di musica, mentre sull’altro social network di solito c’è meno serietà. (continua a pagina 3…)

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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