martedì, Marzo 19, 2024

Mitici Gorgi – In The Gorgi Show: la recensione

I Mitici Gorgi sono in giro da un bel pezzo ormai, dal 2007 circa; in questi anni il quartetto toscano si è fatto un certo nome a livello regionale, partecipando ad alcuni dei più importanti concorsi (ad esempio il Rock Contest) e proponendo una serie di live abbastanza demenziali, o meglio tra il serio e il faceto, sulla falsariga della loro proposta musicale. Quello che mancava era però il disco, che finalmente arriva in questo 2014 grazie alla Millessei Dischi, etichetta fondata da loro stessi assieme ad altre due band corregionali, i Granprogetto e i Farewell to heart and home, quindi se non si parla di autoproduzione ci si va comunque molto vicini.

Poco fa ho parlato di demenzialità per descrivere la musica dei Mitici Gorgi, ma forse la definizione più calzante potrebbe essere quella di follia controllata, sulla scia di esperienze alt-rock ormai quasi dimenticate come quella dei Wolfango, anche se in questo caso con attitudine meno lo-fi e con un suono quindi più pulito e meno urticante, un electro-punk semplice (o sinfonico, come dicono nel brano E.P.S.) e abbastanza melodico dalle parti dei Sick Tamburo, per restare in ambito italiano.

Il disco scorre via in maniera veloce e piacevole, tra momenti assolutamente schizzati, come l’iniziale Il Dadarock, Piazza Cretina o Mungila (quest’ultimo il testo più improbabile di tutti, forse), ed altri un po’ più seri, quelli in cui in qualche modo si enunciano le coordinate musicali del gruppo, in particolare la già citata E.P.S., Digital, dove si ricorda la componente elettronica delle ritmiche, e Waiting Songa, dove invece si sconfina nel punk.
Alla fine si può quindi rispondere alla domanda che sorge al primo ascolto: ci sono o ci fanno i Mitici Gorgi? La mia risposta sta nel mezzo, 50% e 50% direi. Da un lato emerge infatti la sensazione di un’estrema cura e di idee forti alla base del progetto, dall’altro però certe trovate sia nei testi che nelle musiche non possono che venire da dei pazzi scatenati. In medio stat virtus, dicevano i latini, e in questo caso particolare l’adagio è ancora valido, perché questo equilibrio tra follia e consapevolezza dà frutti assolutamente apprezzabili.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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