venerdì, Aprile 19, 2024

Io e la Tigre – 10 e 9: la recensione

Il duo cesenate che da vita al progetto Io e la Tigre, in uscita a dicembre 2015 con il primo album sulla lunga distanza, dopo un ep pubblicato nel 2014 che Elia Billero ha recensito su indie-eye con felice entusiasmo, ripropone una formula molto simile cercando di costruire l’urgenza di quel punk collegiale e festaiolo, ma con una concisione maggiormente pop. Fossimo costretti a riferirci solamente alla superficie sonora diremmo che il passaggio dal dilettantismo alla Heavens to betsy al songtelling più preciso delle That Dog delle sorelle Haden, assume in questo caso la misura di una produzione più marcata ma che ovviamente mantiene un contatto con gli esempi citati nella forma di un ricalco casereccio.

Presa diretta, registrazioni analogiche e quel profumino di cose fatte in casa che sembra l’unica possibilità espressiva consentita a certe produzioni indipendenti nostrali, quelle in odor di retorica da picnic sull’erba che ormai sono un marchio di fabbrica, sopratutto in casa Garrincha. 10 e 9 raccoglie piccoli bozzetti di un impressionismo portatile e senza pretese che al suono moderatamente aspro e ribelle applica piccoli esempi di educazione sentimentale, declinati dal punto di vista femminile.

L’amore a vent’anni? Può darsi, ma l’immagine subalterna della donna che ne viene fuori avrebbe fatto rabbrividire Corin Tucker e Tracy Sawyer, ancora incapaci di suonare uno strumento, ma accanite lettrici di Cherrie Moraga, Gloria Anzaldua, Toni Morrison e Bell Hooks. Nei tempi cupissimi che l’Italia sta vivendo anche in riferimento alle politiche di genere, la Ricci e la Suzzi si preoccupano di “non fare domande spinose” mentre recitano le storielline di alcuni flirt della post adolescenza.

C’è spazio anche per il folk parrocchiale sullo stile dei Klein Blue (Lentamente, Lui sta sognando), niente a che vedere con la delirante revisione del repertorio di Marcello Giombini fatta dal Complesso degli Illuminati, perché qui ci si crede davvero!! questa è fede manifesta nei confronti del proprio ombelico.

Piero Certini
Piero Certini
Piero Certini si è laureato in letteratura anglo-americana con una tesi su Raymond Carver. Ama tutta la musica pop e crede che tra questa e un romanzo non ci siano grandi differenze.

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