Una delle mie canzoni preferite di Guide To An Escape è la title-track, che è in grado di creare forti sensazioni, un enorme pathos. Quella canzone mi ricorda un po’ il lavoro di Damien Rice e Lisa Hannigan. Siete d’accordo? O preferite altre coppie a cui magari vi ispirate?
R: in realtà non li abbiamo mai ascoltati, ma è accaduto spesso che venissimo accostati a loro o ad altre coppie di musicisti. Viene abbastanza naturale, ascoltando un duo, pensare ad altre coppie, ma in realtà non abbiamo ascolti particolari di quel tipo.
B: vero, in realtà non ascoltiamo nemmeno tanta musica acustica, e quando componiamo o lavoriamo sulle canzoni non pensiamo mai di voler sembrare come qualche gruppo o musicista. Certo, poi emergono delle somiglianze, spesso ce ne accorgiamo solo dopo, per esempio riascoltando qualche brano ci è venuto da dire “hey, qui sembriamo i Fleetwood Mac” o cose simili. Ma queste somiglianze non sono mai il frutto di una scelta precisa.
In Knocked Back To The Start penso ci sia un mood blueseggiante. Che ne pensate?
B: non ci abbiamo mai pensato da quel punto di vista, ma questa è già la seconda volta in questo tour che qualcuno ce lo dice, quindi deve esserci un fondo di verità. Forse è dovuto al modo in cui suono la chitarra, a come uso alcuni accordi. O forse è perché vengo da Chicago e il blues è entrato in qualche modo nel mio DNA! Ci ho pensato anche poche settimane fa, quando eravamo in Germania e mentre guardavamo un programma in TV è partito un pezzo blues, ho guardato Ruth e le ho detto “questo modo di suonare la chitarra è molto simile al mio, ecco di cosa ci parlavano al concerto!”.