giovedì, Dicembre 5, 2024

I migliori 10 Videoclip d’animazione del 2020

I dieci migliori videoclip di animazione 2020 sono stati scelti tra quelli che hanno interpretato con maggior coraggio, inventiva e urgenza, lo stato di passaggio che stiamo vivendo. Eccoli dal primo al decimo, scelti dalla redazione di Indie-eye Videoclip

Il connubio animazione / video musicali ha una lunga storia che affonda le sue origini non solo nel protocinema, ma anche nelle modalità con cui il protocinema stesso tesseva relazioni importanti con il repertorio musicale in termini industriali e commerciali. Ne parliamo spesso e abbiamo approfondito alcuni “formati” che possono essere annoverati tra i prodromi del video musicale per come lo conosciamo, in termini di durata, forma e struttura.

Nel 2020, anno della pandemia, l’animazione ha subito una spinta notevole nel contesto della promozione veicolata in rete, per motivi contingenti, ma anche come maturazione di un processo ancora in corso legato alla maggiore accessibilità degli strumenti di lavoro.

Sulla base delle maggiori o minori ibridazioni tra nuove e vecchie prassi, i dieci migliori videoclip del 2020 sono stati scelti tra quelli che hanno interpretato con maggior coraggio, inventiva e urgenza, lo stato di passaggio che stiamo vivendo.

1

C’mon Tigre ft. Mick Jenkins – Underground lovers – Dir: Gianlugi Toccafondo e C’mon Tigre

Il “Neon World” del primo Wong Kar Wai, certamente, ma anche quello di Ryū Murakami, per la capacità di mettere in relazione i corpi con una città che dissolve progressivamente la propria presenza in un reticolo elettrico, fino a trasferirsi nello spazio liminare della trasformazione, quello privato. Toccafondo e C’Mon Tigre elaborano una potente visione sull’erotismo, come energia carnivora e aptica che tutto divora: la porta del corpo come transito da un’identità all’altra. Non è un caso che Tokyo sia la definizione urbana scelta come cornice; città amata, immaginata, anticipata dalla fantascienza, è il confine per eccellenza tra persona e tecnologia, qui rappresentata a partire da un’aura luminosa pulsante che trasmette ai corpi dei due amanti un codice che nessun isolamento può spezzare.

2

Dana Gavanski – I Talk To The Wind – Dir: Gaia Alari

Gaia Alari, illustratrice bergamasca dal grande talento, che tra gli studi di medicina e un approccio completamente autodidatta al disegno, è approdata all’animazione, specializzandosi in clay animation e realizzando una serie di lavori. “I talk to the wind” è un piccolo miracolo, che in quel territorio ibrido del videoclip, spesso da noi definito come “di convergenza”, ritrova la relazione tra immagine e suono, non solo attraverso sinestesie ritmiche, sonore e cromatiche, ma nella mutazione del segno e in quel passaggio da tratto a suono, silenzio e foglio bianco.

3

Richard Dawson – Dead Dog in an Alleyway – Dir: Ewan Jones Morris

Motion Graphics, arte concettuale e artigianato. Ewan Jones Morris è uno dei migliori animatori in circolazione. Traspone in un mondo astratto e immaginale, volti, oggetti ed elementi ell’esperienza quotidiana e urbana.

4

Six Organs of Admittance – The 101 – Dir: Elisa Ambrogio

Musicista e artista concettuale, ha collaborato a lungo con Ben Chasny. Animazione stop motion, visual art, l’approccio del film di famiglia e un utilizzo spesso “brutale” dell’innesto digitale. Tattile e istintivo, il video di “The 101” traspone in un mondo fantastico le sollecitazioni della street art. Le foreste californiane fanno da sfondo a questa selvaggia esplorazione animistica della natura, dove l’energia viene catturata direttamente dalla terra e l’esplosione immaginale è la contrazione tra due mondi incongrui, alla ricerca di una ferita o di una spaccatura che riconduca la sperimentazione visuale in una dimensione maggiormente empirica.

5

Alessandra Celletti – Donkey Song – Dir: Paola Luciani

Amato da subito da uno spettatore d’eccezione come Patrice Leconte, che l’ha definito “perfetto, leggero, giocoso, pieno di fantasia“, il video di Paola Luciani per Alessandra Celletti conferma il talento dell’artista che con grande sapienza si muove tra paper-cut, cut-out animation, decoupage e altre tecniche che caratterizzano le sue animazioni per una consistenza materica e tattile.

6

Protomartyr – Worm Heaven Dir: Trevor Naud

Naud ha usato una Photomic Nikon F. macchina fotografica 35mm modulare, sviluppata nel 1960, per scattare più di 700 fotografie fisse. Le ha poi scansionate in digitale, conservando le linee e gli artefatti della scansione, che restituiscono una qualità “quasi Xerox ad alcune delle immagini“. Gli effetti quindi, grazie alla modularità della Photomic sono stati realizzati direttamente “in camera” con l’utilizzo di specchi, proiettori e lenti di ingrandimento. L’idea alla base: ricostruire una sorta di spazio onirico isolato, che intrappola il sognatore stesso. Il risultato è davvero sorprendente e ha più a che vedere con la videoarte che con la storia del video musicale. Naud cattura un fantasma tra le immagini, ed è quello dei difetti percettivi, delle increspature che emergono dall’immagine stessa in forma residuale, oltre ovviamente a consegnarci alcuni scatti formidabili ed evocativi, che dialogano anche con il presente, senza la volgarità di riferirsi apertamente, istantaneamente ed esplicitamente allo stesso.

7

Technoir – Haters Hate Dir: Technoir

Per la prima volta il duo si è cimentato con il videomaking d’animazione, servendosi di tecniche miste anche avanzate, tra cui il rotoscoping, l’utilizzo di fotografie, disegno a mano libera e blob di inchiostro multicolore. Il risultato è davvero sorprendente e si candida senza se e senza ma come uno dei video d’animazione più belli dell’anno.

8

Colapesce, Dimartino – Noia Mortale – Dir: Tommaso Buldini

Non sono molti i video musicali che Buldini ha realizzato oltre e al di là della sua ricca produzione pittorica e grafica, ma contengono tutti un movimento essenziale che rende la combinazione con la musica un vera e propria avventura percettiva. Dal testo allusivo dei due autori, Buldini produce un brulicante mondo polisemico inventandosi la sua personale arte pagana, un’anti-metafisica beffarda e ludica, crudele come il gioco di un bambino che governa indisturbato il proprio mondo.

9

Colombre – Terrore – Dir: Daniele Zen

Daniele Zen, studente alla scuola di cinema Luchino Visconti di Milano, ha realizzato la clip immaginandosi uno skatepark frequentato da un gruppo di insetti; protagonista, un bruco che ha paura di scendere la rampa. Daniele ha una videografia già avviata, sopratutto per quanto riguarda la produzione di cortometraggi e aveva già realizzato due videoclip che in qualche modo anticipavano l’estetica di “Terrore”, sicuramente il suo migliore. Concorrono a creare il mood di questa piccola gemma animata, la passione per i mondi bizzarri di cartoon network, quella per i videoclip e per la cultura analogica filtrata dai mondi animati di Jack Stauber, oltre ovviamente allo skate e a tutta la cultura artistica “street”. Chiusi nella nostra bolla securitaria possiamo finalmente scorgere l’infinitesimamente piccolo.

10

LaPara – Plastica – Dir: Lucia Fiorani

Lucia Fiorani, giovane artista bolognese sospesa tra architettura e arte, specializzatasi tra Bolzano, Oslo e Firenze, fa parte di quella classe di creativi che nella contaminazione di materiali e forme cerca un elemento d’espressione sincretica. Per l’iper-realtà in stato di sogno che le liriche de “Plastica” suggeriscono, Lucia Fiorani è uscita dal recinto dell’illustrazione e ha in qualche modo condotto la prassi dell’artwork in un territorio dinamico, espandendone le possibilità. Il risultato è un video ibrido e affascinante, che insieme alle liriche di Rebecca Paraciani aka LaPara, descrive più di altre cose il nostro modo di abitare spazi e città.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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