Corpo a Cuore # 3: Pazi Mine

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Il debutto, omonimo, Pazi Mine è un disco invernale registrato agli albori dell’estate, un disco scuro con moti di rabbia e una sua malinconia dolente e pacata, fatto di analisi lucide e taglienti di stati d’animo oramai comuni, come il panico, la paura di guardarsi dentro, la difficoltà di accettare la semplicità dei sentimenti. Sospensione, tensione e inquietudine costruiscono architetture sonore misurate anche nel caos. Un approccio musicale che deve molto al D.I.Y della scena hardcore americana dei primi anni ’80: la volontà di fare, la necessità di scavare sotto la superficie di ciò che è noto. Sezioni ritmiche a tratti pulsanti e cupe, con echi di Neurosis, Helmet e Melvins, o guidate da virate spiazzianti di sapore Fugaziano. Gli incroci delle due chitarre sanno essere taglienti e melodici al tempo stesso, capaci di comporsi in strutture quasi math, o in riff crudi e scattanti in stile Refused, o in sonorità dolenti che esplorano tanto Unwound e Jesus Lizard quanto Nick Drake. La voce femminile sa insinuarsi tra gli strumenti sottile ma dominante, con un timbro mai invadente, con una severità sensuale e malinconica. Il disco, di ampio respiro ma con una sua solidità sonora quasi materica, è stato registrato nel giugno 2010 al Blocco A di Padova sotto la supervisione di Giovanni Ferliga (Aucan), e masterizzato allo studio “la Maestà” da Giulio Favero (One Dimensional Man, Teatro degli Orrori, Zu, Putiferio) e Giovanni Versari.

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