martedì, Novembre 5, 2024

Structure: Outer, il videoclip in esclusiva

Structure, alias di Stefano Giovannardi e il suo doppio sguardo sull'esistenza. Da biologo e musicista, presenta in anteprima il videoclip di Outer: i pensieri di un astronauta in missione, verso la compagna lasciata sulla terra

Structure è l’alias di Stefano Giovannardi, biologo, musicista e produttore attivo sin dagli anni ottanta, il cui nome è associato a numerosi progetti, dal duo “Elettro” con cui ha pubblicato tre album dal 1991 al 2009, fino alle produzioni per artisti come Cesare Malfatti e Luca Lezziero, con il quale ha condiviso il recente album intitolato “Due”. Structure mette insieme i due mondi di appartenenza di Giovannardi, la musica e la biologia. Il progetto si intitola “Mindscore” e con le parole dell’artista, si configura come una riflessione sull’essere umano e “sulla nostra presenza su questo pianeta”.  Post-rock, elettronica e altre contaminazioni che rendono fluido il rapporto tra parola, voce e suoni, caratterizzano il lavoro sonoro di “Mindscore”, frutto di anni di lavoro. 
Due i videoclip che lo veicolano, il primo è FLAT, già disponibile sul canale Youtube dell’artista, il secondo. che presentiamo in esclusiva assoluta su indie-eye, si intitola OUTER, “storia della separazione e della distanza tra due amanti, dove i pensieri di un astronauta che sta compiendo una missione extra-veicolare in orbita vanno verso la compagna lasciata sulla terra

Structure Noise – Mindscore, scarica il booklet dei testi

Structure, una conversazione con Stefano Giovannardi

Outer è il secondo videoclip tratto da Mindscore. Un progetto che sta rivelando un’anima audiovisiva. Puoi raccontarci le intenzioni e i possibili sviluppi?
Questa sperimentazione con i videoclip è nata un po’ per caso, non avevo mai pensato prima d’ora di mettermi in gioco su un terreno così scosceso. Però questa volta, l’ottica del progetto era solista in tutte le fasi, composizione ed esecuzione dei brani, aspetti tecnici come registrazione e mix, grafica del booklet, promozione dell’album, poi, riascoltando i brani, mi sono apparse delle immagini, e mi sono detto: “Perchè no?Ripeto, senza avere nessuna presunzione, anzi ci tengo a precisare che non msento assolutamente né un regista né un videomaker, però nell’ottica del progetto totalmente fai da te, ho deciso di ideare, girare e montare i video personalmente.
Ho realizzato anche tre teaser ma su soggetti diversi dai video, due di questi legati come concept ai due vidoclip flat e outer e un terzo legato ad un altro brano


Per outer hai scelto immagini della NASA, ci racconti i motivi di questa opzione?
Premetto che l’astronomia è stata una mia passione adolescenziale, oltre alla musica ovviamente, però la scelta del soggetto è venuta da sé, essenzialmente suggerita dai contenuti del testo che nello specifico parla di un astronauta in missione extraveicolare che pensa alla sua compagna lasciata sulla terra, quindi tratta della separazione tra due amanti, dove oltre alla distanza c’è di mezzo anche un ambiente molto diverso, senza atmosfera, senza gravità, direi abbastanza ostile, e che quindi sottolinea la separazione. Queste immagini della luna in diverse fasi di albe e tramonti sono quelle che idealmente si ritrova di fronte l’astronauta in questione mentre si perde nei suoi pensieri e rivive istanti di vita trascorsi.


Utilizzi anche la parola scritta, modificata da una traslitterazione delle cariche
elettrostatiche. Mi interessa questa idea di elettricità che circonda il pianeta, da
dove viene l’idea?

Questa idea nasce dall’intro del brano dove ho utilizzato diversi sample di trasmissioni radio “disturbate”, i segnali radio modulati tipicamente subiscono interferenze da parte di campi elettromagnetici, in particolare quelli utilizzati per le comunicazioni spaziali, in quanto una delle possibili fonti di disturbo origina dalle radiazioni cosmiche, più intense al di fuori dell’atmosfera terrestre; in alcuni casi questi disturbi sono tali da distorcere completamente il segnale e renderlo incomprensibile, come fosse una lingua aliena. Quindi ho pensato di traslitterare parti del testo del brano con dei simboli, che rappresentano queste parole incomprensibili, e di sovra-imporlo alle immagini della luna; benché intuibile la cosa
diventa inequivocabile solo alla fine del brano dove l’ultima parola “beat” viene tradotta.

Parola, voce, suono….e rumore. Sono elementi costitutivi del progetto Structure. Come traduci tutto questo in immagine?

Bella domanda, ho evitato di fare qualcosa di didascalico perché non mi entusiasma come modalità, anche il primo video sul brano flat, parte da un concetto di luci e ombre, perché in quel caso il testo parla del valore che attribuiamo alla nostra esistenza, che è molto relativo e soggettivo e spesso in divenire, appunto come sono luci e ombre durante una rotazione terrestre. Ecco, forse in questo video ho maggiormente associato alcuni aspetti sonori a dettagli visivi, utilizzando montaggio e piccoli interventi in post produzione, ma cose molto semplici cercando di non farmi prendere la mano. Nel video di outer invece la correlazione con il brano è più associata al testo che al suono e quindi all’ingresso e all’uscita dei versi alieni, perchè ho trovato le immagini della luna così emozionanti che a mio avviso
dovevano essere lasciate intatte.


Lo stock footage è una risorsa a cui ricorri per la realizzazione dei tuoi video. È un aspetto che affrontiamo spesso su indie-eye videoclip. Puoi dirci in che modo lavori con i materiali ad accesso libero?

Diciamo che ho voluto esplorare le due diverse modalità, riprese nel caso di flat e filmati di repertorio nel caso di outer, a posteriori devo dire che non è un lavoro così banale utilizzare filmati stock, ho fatto una ricerca molto accurata utilizzando banche dati con filmati molto vari e con caratteristiche tali da poter essere usati, come per esempio le licenze creative commons, poi sono incappato in questi filmati tratti da foto scattate dal lunar renaissance orbiter, sul sito delle NASA, che già seguivo per miei interessi personali, e ho capito immediatamente che erano perfetti. L’idea dei testi traslitterati è nata in seguito per legare maggiormente video e brano e dare un senso più personale ad immagini che da sole sarebbero state essenzialmente documentaristiche. Tengo a precisare che avendo scelto di rendere l’album scaricabile gratuitamente su bandcamp dovrei rientrare nel rispetto di utilizzo di questi filmati per un uso non commerciale.

Mi sembra che i tuoi video rispondano ad un principio che è alla base del tuo fare musica: lo spirito combinatorio e possibile della poesia. Che ne pensi e ci spieghi in che senso per te la poesia come linguaggio è un punto di partenza o un approdo importante?


Devo dire che io sono un po’ schematico, e anche un po’ ossessionato dal dettaglio, sarà anche una forma mentis che deriva dalla mia professione di ricercatore, sono un biologo nell’altra vita, ritrovo questi aspetti sicuramente nei brani, nei video personalmente ritengo di avere ancora poca esperienza per trarre delle conclusioni, però pensando a come ho ideato le riprese e poi eseguito il montaggio di flat, devo dire che sì, riflette certamente la modalità con cui costruisco gli arrangiamenti dei brani che sono orientati all’evoluzione piuttosto che alla ripetitività. Le parti strumentali dei brani contenuti in questo album sono nate contemporaneamente ai testi, ritengo che questo modo permetta di fondere in modo ottimale le strutture armoniche e ritmiche con il suono delle parole e con il loro significato, è una cosa che ho affinato con il tempo, è come se la musica contenga già le parole e le parole guidino nel processo compositivo nello stesso tempo. Quindi per rispondere alla domanda è più un susseguirsi di punti di partenza e di approdi. Penso comunque che sia un aspetto molto soggettivo come in tutte le forme d’arte. Ritornando ai video questi sono nati
facendosi ispirare da musica e testo, ma mentre scrivo mi viene subito in mente che sarebbe interessante vedere cosa succederebbe mescolare le cose, musica video e parole in fase creativa, probabilmente non dico niente di nuovo ma per me il mondo del video vissuto in prima persona è un mondo nuovo.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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